di Andrea Rossetti
Dalla teoria alla pratica. E quest’ultima dice che la creazione di Zone 30 (aree di città dove il limite di velocità è di 30 km/h) migliora la sicurezza stradale senza peggiorare il traffico.
A dimostrarlo è Bologna, prima grande “città 30” d’Italia, che a metà gennaio ha reso noto il bilancio del primo anno di attività del progetto. Da questo si può notare come praticamente tutti i “parametri” considerati siano migliorati.
Innanzitutto, il numero complessivo di incidenti stradali, calati del 13,1 per cento rispetto alla media dei due anni precedenti. Per la prima volta da almeno 33 anni a questa parte (cioè da quando vengono rilevati i dati), inoltre, non sono morti pedoni. Le vittime complessive di incidenti stradali sono state dieci, otto in meno rispetto al 2023 e undici in meno rispetto al 2022.
I feriti in codice rosso sono stati il 31 per cento in meno. Parallelamente, il traffico veicolare è calato del cinque per cento, mentre l’uso della bicicletta come mezzo di trasporto è cresciuto del dieci per cento.
Non solo. Anche l’opinione pubblica pare aver superato le titubanze e le perplessità iniziali. Lo dimostra il fatto che la raccolta firme lanciata a Bologna da Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia per richiedere un referendum contro il progetto “città 30” non ha raggiunto (in tre mesi) il numero minimo richiesto, pari a novemila firme. Il 25 gennaio, ultimo giorno utile, ne sono state depositate appena 3.500. A dimostrazione che, alla fine, anche i cittadini hanno sposato il progetto e promosso questo primo anno.
Bergamo come Bologna? No, però…
Seppur con modalità diverse e un raggio d’azione più limitato, anche Bergamo (…)