Buonsenso addio

L'ex prof multata in Città Alta diventa un caso nazionale. E Bergamo ci fa una figuraccia

Stava spiegando ai "compagni" dell'Università per tutte le età la storia del Duomo. E i vigili l'hanno sanzionata. Ma il caso si sta rivelando un boomerang

L'ex prof multata in Città Alta diventa un caso nazionale. E Bergamo ci fa una figuraccia
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di Andrea Rossetti

Era già successo a metà febbraio, sempre in Città Alta. La Polizia locale multò un uomo che stava facendo da cicerone a un gruppetto di dieci persone lungo la Corsarola e dintorni: i controlli degli agenti appurarono l’assenza dei permessi richiesti per poter svolgere l’attività professionale di guida turistica e il soggetto venne multato.

In quel caso, però, pare che l’uomo non avesse precedenti rapporti con gli altri presenti. Insomma, stava proprio praticando abusivamente una professione che richiede invece apposite abilitazioni. Ed è una situazione un po’ diversa da quella che ha avuto luogo, sempre in Città Alta, questa volta nei pressi del Duomo, un mese e mezzo dopo, balzata alle cronache grazie ai colleghi di PrimaMerate e che ha sollevato un polverone giunto sino ai media nazionali.

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La difesa del Comune

Il 12 aprile, a fronte del polverone sollevato dalla notizia, il Comune di Bergamo ha diffuso una nota per spiegare come sono andati i fatti e, soprattutto, per giustificare l’operato degli agenti. Innanzitutto, secondo Palazzo Frizzoni «non si trattava di amici della donna, ma di una comitiva - come anche sostenuto dal presidente stesso dell’associazione - venuta in città con un pulmino per seguire una visita guidata proprio dalla signora, docente in pensione».

A segnalare la donna sarebbe stata una guida turistica abilitata, a quel punto «gli agenti della Polizia locale hanno osservato per oltre 15’ l’attività della signora, che si è giustificata dicendo di aver previsto una lezione per la propria classe dell’università della terza età, seppur questo genere di attività sia in contrasto con la norma nazionale. Di fronte alla richiesta da parte degli agenti di fornire le autorizzazioni per l’attività in corso, la signora non ha saputo mostrare nessun titolo idoneo previsto dalla legge e pertanto gli agenti non hanno potuto far altro che elevare la sanzione».

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E il buon senso dov’è?

Insomma, il Comune, ma soprattutto la comandante Messina, hanno deciso di respingere le critiche di buona parte dell’opinione pubblica riparandosi dietro lo scudo - più che mai legittimo - della corretta e pedissequa applicazione della legge. Eppure, è la legge stessa a richiamare, in tantissime sue emanazioni, anche l’uso del buon senso. Un criterio interpretativo fondamentale, soprattutto in un sistema come quello italiano, vittima di una problematica ipertrofia normativa.

Gli agenti della Polizia locale (così come tutti gli altri esponenti delle forze dell’ordine) non sono magistrati e hanno evidentemente minori margini di manovra, ma sono pur sempre pubblici ufficiali e, come tali, è loro consentito “interpretare” ciò che accade prima di applicare una norma. Nel caso riportato in apertura di articolo, l’esercizio abusivo di professione era evidente; nel caso della prof in pensione, invece, no. È vero che la donna stava facendo una “lezione” a un gruppo di persone giunto a Bergamo proprio per quel motivo, ma, ad esempio, nessuno di loro aveva pagato specificatamente per quella prestazione. (...)

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