I dati

L'Istat conferma: il caldo torrido ha provocato molte vittime (anche in Bergamasca)

Le statistiche confermano quanto già avevamo osservato. Il mese scorso c'è stato il 24% di decessi in più rispetto al 2021

L'Istat conferma: il caldo torrido ha provocato molte vittime (anche in Bergamasca)
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di Paolo Aresi

I dati Istat confermano quanto il nostro giornale aveva anticipato un mese fa: il caldo torrido dell’estate ha provocato molte vittime, soprattutto fra le persone anziane. Sia in città sia in provincia i numeri indicavano un incremento medio delle persone morte a luglio rispetto agli anni precedenti, in misura variabile, tra il venti e il trenta per cento. L’Istat ora lo conferma con i dati regionali: in Lombardia i morti di luglio sono stati il 24 per cento in più rispetto ai morti degli anni precedenti (in particolare, rispetto alla media dei morti di luglio tra il 2015 e il 2019; 2020 e 2021 non sono stati considerati a causa della pandemia).

L’eccesso di mortalità è dovuta in massima parte al caldo, la fiammata del Covid - iniziata a metà giugno e finita a metà luglio - c’entra molto poco. Lo dimostra il confronto con il dato di giugno. A giugno il numero di morti era stato in linea con gli anni precedenti, infatti il caldo era intenso ma non insopportabile. Osservando i dati, però, si scopre che la diffusione del virus a giugno ha superato i dodicimila casi al giorno (a luglio il picco è stato di quindicimila) e che una buona percentuale di persone decedute era positiva al Covid.

Che cosa significa? Con buona probabilità indica che il coronavirus non è stato determinante nelle cause di morte. In parole povere: tanti morti per infarto o per tumore erano positivi al Covid, che tuttavia non ha inciso sulla malattia principale e sulla causa di morte. Lo dimostra la statistica: se davvero il coronavirus avesse inciso, si fosse aggiunto concretamente alle altre cause di morte, allora il numero di decessi sarebbe andato oltre la media. Invece no.

Si va invece oltre la media in luglio, guarda caso quando il caldo ha raggiunto i picchi record. D’altro canto, la variante Covid dell’estate si è rivelata molto contagiosa, sì, ma anche abbastanza blanda; la grande parte dei contagiati non ha sopportato nessun sintomo e chi si è ammalato se l’è cavata, in genere, con mal di gola, un po’ di tosse, febbre leggera. Due o tre giorni. Il caldo è stato il vero killer. A livello nazionale la mortalità di luglio è stata del 21,1 per cento superiore alla media, in Lombardia del 24,34 in più (confermando i dati bergamaschi che avevamo pubblicato). Le situazioni peggiori si sono manifestate in provincia di Bolzano (più 36,87 per cento), Sardegna (più 35,72 per cento), in Umbria (33,33 per cento).

Ormai l’estate è archiviata, con le sue temperature micidiali e con la siccità. Bisogna sperare nelle piogge d’autunno e nelle nevicate invernali. E stabilire delle strategie perché le temperature micidiali si ripresenteranno nei prossimi anni e, probabilmente, anche i periodi siccitosi si faranno più ampi. Non è impossibile difendersi da questa tendenza climatica, ma è necessario agire con piani lungimiranti.

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