L'impresa

Treviolo, dopo l'ultima epopea a piedi da Albegno a Roma, don Camillo si ritira

Con undici parrocchiani al seguito, per il parroco gli 800 chilometri sono stati l'avventura finale: «Appendo le scarpe al chiodo»

Treviolo, dopo l'ultima epopea a piedi da Albegno a Roma, don Camillo si ritira
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di Monica Sorti

Undici i parrocchiani di Albegno. Venticinque i giorni in cammino sulla Francigena. Settecentocinquanta i chilometri del percorso, ai quali se ne sono aggiunti una cinquantina perché – ahimè – capita pure che si sbagli la strada. Il tutto in un agosto che è stato, a livello globale, il più caldo della storia.

È questa, in sintesi, l’avventura estiva di Annalisa, Raffaella, Giovanni, Aldo, Silvano, Giuseppe, Francesco, Enzo, Gian Luigi e Pierino che, capitanati da don Camillo, sono partiti il 9 agosto da Albegno per raggiungere la capitale. Anche se in effetti il parroco, all’ultimo momento, ha dovuto rimandare la partenza di una settimana causa bronchite.

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«Li ho raggiunti alla Cisa e da lì abbiamo continuato insieme – racconta don Camillo –. È stata una bella esperienza. Io avevo già fatto la Francigena nove anni fa e devo dire che, rispetto ad allora, il percorso è molto migliorato. La strada è ben tracciata e indicata, ci sono parecchi tratti nei boschi e su strade di campagna». Allora, infatti, era necessario percorrere lunghi tratti sulla strada asfaltata. «È stata curata e sta prendendo sempre più piede – aggiunge il parroco –. Abbiamo trovato parecchie persone, anche giovani che facevano questo percorso».

Approvata e consigliata, quindi. «Anche dal punto di vista paesaggistico è ancora più bella del Cammino di Santiago, perché si passa attraverso luoghi incantevoli, non solo natura ma anche borghi. Basti pensare a Siena e a San Gimignano. Certo, bisognerebbe avere tanto tempo. Noi avevamo le marce forzate, perché i giorni a disposizione erano quelli».

Unica visita concessa a San Gimignano, dove il gruppo ha mantenuto la tappa breve di tredici chilometri per visitare il borgo. Il caldo «è stata la fatica più grossa – spiega don Camillo –. C'erano 36-37 gradi, nonostante partissimo al mattino presto». Levata alle 5, alle 6 si era già in strada (...)

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