Malato di cancro senza risposte dal Papa Giovanni. La rabbia in un video su Instagram
Gabri, ragazzo operato d’urgenza, attende di sapere l’esito degli esami. Ma dall'ospedale arrivano solo parole vaghe
di Matteo Rizzi
«Dopo aver effettuato un’operazione urgente circa un mese fa, mi sento totalmente preso in giro e non calcolato». Sono parole durissime e piene di amarezza quelle che Gabriele, ragazzo di Lallio, rivolge all’Ospedale Papa Giovanni di Bergamo. Il giovane, che ha di recente scoperto di essere malato di cancro («I dettagli preferirei tenerli privati», ha chiesto Gabri), è in cura proprio all’ospedale di Bergamo: «Dopo alcune visite, il mio medico di base mi ha consigliato di andare al Papa Giovanni per l’operazione. Anche quella sembrava fosse una cosa imminente e che dovessero operarmi da un giorno all’altro, mentre alla fine sono passati venti giorni. Sono entrato in ospedale, mi hanno operato il 25 giugno e da lì ho effettuato diversi esami, in seguito ai quali mi è sempre stato detto che i risultati sarebbero arrivati nei quindici giorni successivi».
Ma a oltre un mese dall’intervento, Gabri ancora non sa nulla: non sa se sono in corso metastasi, non sa se l’intervento è andato bene, non sa cosa aspettarsi né cosa deve fare, e gli è stato detto di rimanere in casa il più possibile per evitare di entrare in contatto con il Covid.
Nel corso di questo mese, Gabriele ha avuto in più di un’occasione contatti con l’ospedale: «Sono andato a togliere punti e ritirare altri esami precedenti e in quell’occasione un medico molto gentile si è offerto di provare a controllare nel sistema se gli esami fossero già pronti, ma purtroppo il portale quel giorno non funzionava. Significa però che per quel medico era assolutamente normale aspettarsi che gli esami fossero pronti dopo sei giorni».
Per il resto, racconta Gabri, tutto ciò che ha ottenuto sono promesse di persone che gli hanno detto che a breve avrebbe saputo tutto e che doveva solo aspettare una telefonata dall’ospedale con tutte le istruzioni. «Allora io ho continuato a aspettare, fino a che non ho iniziato a cercare di contattare io l’ospedale».