Mercoledì 8 maggio

Mobilitazione negli uffici del Tribunale e della Procura di Bergamo, presidio davanti alla Prefettura

A provocare lo stato d'agitazione la modifica unilaterale dell'accordo sull'orario di lavoro, oltre a problemi cronici

Mobilitazione negli uffici del Tribunale e della Procura di Bergamo, presidio davanti alla Prefettura
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È di nuovo mobilitazione tra i lavoratori degli uffici amministrativi del Tribunale di Bergamo e ora anche della Procura, che mercoledì 8 maggio saranno in presidio in centro città, di fronte alla Prefettura di via Tasso, dalle 11 a mezzogiorno.

Diversi problemi negli uffici

A motivare la protesta, un accordo modificato unilateralmente sull’orario di lavoro, ma anche una lunga lista di problemi, gli stessi che affliggono tutti gli uffici giudiziari di tutt’Italia: stipendi non adeguati al caro vita, salari accessori poco remunerativi e pagati anche a distanza di anni, buoni pasto fermi da vent’anni (e nemmeno accettati dagli esercizi commerciali), problemi di sicurezza negli uffici, riqualificazioni mai ottenute, mancata formazione a fronte di continue riforme del comparto.

Senza contare mansioni elettorali sempre più complesse retribuite solo dopo anni, udienze che si protraggono oltre all’orario di lavoro, Fondo unico di amministrazione definito «irrisorio» e procedure sulle performance del personale «inutili e farsesche».

La vertenza

A spiegare le dinamiche che hanno portato alla mobilitazione sono oggi (venerdì 3 maggio) Leopoldo Chiummo per Fp-Cgil, Fabio D’Aniello per Cisl-Fp, Francesca Mezzanotte per Flp e Antonello Solimeno per Usb Pubblico impiego, con i delegati Rsu di Tribunale e Procura.

«Il personale è in stato di agitazione dal 30 gennaio, dopo avere svolto una serie di assemblee - hanno raccontato -. La protesta è iniziata per la una modifica unilaterale da parte della dirigenza del vigente accordo, siglato nel 2017 dopo un lungo periodo di trattativa sull’orario di lavoro. L’accordo risultava essere molto lungimirante e innovativo in materia di flessibilità: in particolare, tra le altre misure, venivano autorizzate nove ore al mese di eccedenza oraria che potevano essere utilizzate, a ore o per l’intera giornata, entro il mese successivo».

Tuttavia, secondo la ricostruzione dei sindacati «la Dirigenza, dopo una serie di capriole interpretative, dapprima ritenendo il plus orario "fuorilegge", ha ridotto la possibilità di accumulo da nove a quattro ore, introducendo anche un limite giornaliero di 29 minuti. Questa modifica unilaterale ha scatenato la proclamazione dello stato di agitazione, in considerazione dell’apporto dato da tutti i dipendenti negli anni, della carenza cronica di organico, delle ispezioni subite e superate con grandissimi sacrifici e, non ultima, della specificità di una sede falcidiata dal Covid che, anche nei momenti più bui, non ha mai chiuso».

La chiusura al tavolo

Per risolvere la vertenza, il 22 marzo scorso si era tenuto un primo incontro in Prefettura, a cui – su richiesta sindacale - aveva partecipato anche un esponente del Ministero della Giustizia. «Era infatti intervenuto il Direttore dell’Ufficio IV del Ministero che però non ha fornito riposte esaustive ed anzi ha mantenuto un atteggiamento, di fatto, dilatorio» hanno sottolineato i rappresentanti.

«A quel tavolo, ci era stato assicurato che da Roma avrebbero presentato un interpello all’Ispettorato del Lavoro per avere una risposta definitiva sulla legittimità o meno dell’accordo, ma che ci sarebbero voluti almeno sei mesi. Tutte le organizzazioni sindacali presenti hanno richiesto che la modifica unilaterale dell’accordo venisse sospesa, ma la risposta è stata una totale chiusura del dirigente del Tribunale. Ci è stato chiesto di fare un passo indietro, ma da parte datoriale non si è fatto nulla, dimostrando mancanza di rispetto per le regole basilari della contrattazione».

Successivamente, anche le Rsu della Procura si sono unite alla protesta, per la grave carenza di organico che investe quell’ufficio. Saranno in presidio insieme mercoledì 8 maggio prossimo, quando chiederanno di venire ricevute dal Prefetto, per spiegare di nuovo i motivi della protesta.

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