L'ex caserma

Montelungo: ma dopo la prima pietra, a novembre arriva la seconda?

Dopo la solenne posa il 10 luglio scorso con i politici in pompa magna, da allora non si sono visti né muratori, né una gru e nemmeno una ruspa

Montelungo: ma dopo la prima pietra, a novembre arriva la seconda?

di Paolo Aresi

Erano i primi giorni di luglio quando i giornali annunciavano che finalmente, dopo dieci anni di attesa, sarebbe partito il cantiere per la grande struttura dell’università che darà ospitalità, una residenza, a circa trecento studenti.

Regione e Università avevano firmato la nuova “convenzione attuativa” del progetto (che prevede anche un finanziamento regionale di 15 milioni di euro) e il giorno 10, un giovedì, venne posata solennemente la prima pietra. Da allora è calato il silenzio. Ma ora arriva l’annuncio: il cantiere della Montelungo partirà questo mese. Speriamo.

Quel 10 di luglio nell’ex caserma c’erano tutti: la sindaca Elena Carnevali, l’ex sindaco Giorgio Gori, il rettore dell’università, Sergio Cavalieri, l’assessore regionale della Casa, Paolo Franco, l’assessore regionale alle infrastrutture, Claudia Terzi… e via dicendo.

C’erano anche rappresentanti della Fondazione Cariplo, di Intesa San Paolo, della Cassa Depositi e Prestiti, della Redo Sgr, fondo immobiliare che si occuperà dei lavori e che dall’8 maggio scorso è responsabile del sito. Insomma, non mancava nessuno. Per la verità, già ai primi di maggio, in Consiglio comunale, dalla giunta avevano assicurato che il cantiere sarebbe stato inaugurato a giugno.

Alla fine, l’inaugurazione è arrivata al 10 di luglio, ma tutti si aspettavano che insieme all’inaugurazione del cantiere sarebbero arrivati anche i lavori. La prima pietra venne firmata da tutti i protagonisti, in pompa magna, fotografati per l’occasione. Ma i lavori finora non si sono visti.

Nel quartiere regna la rassegnazione. «Aspettiamo la posa della seconda pietra, con altre firme, forse già a novembre» dice sarcastico un abitante del borgo. E poi aggiunge seriamente: «Mi dica lei se è una cosa normale, conviviamo con un rudere (…)

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