Nel cortile del Patronato San Vincenzo il vescovo inaugura la scultura "El Dante"
Il monumento, voluto da Franco Nembrini, è stato realizzato dallo scultore Adelfo Galli e finanziato e poi donato dall'imprenditore Pierdamiano Airoldi
Da un lato Dante Alighieri, rappresentato con un’espressione quasi stupita, con occhi e bocca spalancati, mentre con la mano destra si tocca il capo. Dall’altro un pannello raffigurante la figura angelica di Beatrice, a riassumere l’opera nota in tutto il mondo del Sommo Poeta, la Divina Commedia.
Sabato 25 settembre, nel grande cortile della casa centrale del Patronato San Vincenzo, in via Gavazzeni, verrà inaugurato il gruppo scultoreo chiamato “El Dante”. Un monumento voluto e ideato da uno dei massimi studiosi di Dante, il saggista e pedagogista Franco Nembrini, il quale ne ha affidato la realizzazione allo scultore toscano Adelfo Galli.
L’opera d’arte verrà benedetta a mezzogiorno dal vescovo Francesco Beschi e, oltre a Nembrini, alla cerimonia interverrà l’imprenditore Pierdamiano Airoldi, fondatore di Magnetic Media Network, che ha acquistato una copia del monumento a condizione che fosse destinato a un’istituzione bergamasca significativa. Il vescovo ha scelto il Patronato San Vincenzo che, con gratitudine, ha accolto il dono e si è premurato di collocarlo nell’ampio spazio della casa in cui don Bepo Vavassori iniziò nel 1927 la sua straordinaria opera di fede e carità.
A eseguire i lavori, con la collaborazione di alunni e insegnanti del laboratorio di saldatura della Scuola Professionale Afp del Patronato, è stata la ditta Erica Panza Eriwal srl, mentre gli ospiti italiani e stranieri hanno provveduto alla pulizia e alla sistemazione dello spazio circostante. «A loro va il nostro più sincero ringraziamento – scrive il Patronato in un comunicato - per un’opera d’arte che dà lustro alla casa e riconoscimento al lavoro quasi secolare della nostra istituzione».
«Come spesso è capitato nella storia del Patronato - aggiungono -, accettando il dono ci si è accorti che nulla avviene per caso. L’artista si chiama Adelfo perché accolto e cresciuto a Nomadelfia, la comunità fondata da don Zeno Saltini che in un momento di crisi grave affidò molti dei suoi orfani proprio a don Bepo, il quale li accolse al Patronato».
Inoltre, tra “Comunione e liberazione”, di cui Franco Nembrini è esponente di spicco, e il Patronato esiste da anni un rapporto di intesa e collaborazione. Quando CL muoveva i primi passi, fu proprio don Bepo a chiedere al direttore della Casa del Giovane don Minelli di ospitarli «perché questa gente avrà un futuro nella chiesa». E due sorelle Nembrini al Psv di Sorisole furono insegnanti di un ragazzo che sarebbe diventato uno dei sacerdoti più significativi nella storia della istituzione: don Fausto Resmini. Infine il vescovo, fin dall’inizio del suo ministero episcopale a Bergamo, non ha mai fatto mancare al Patronato il suo sostegno e la decisione di donare l’opera ne è la prova.
Da sabato, lungo il percorso che unisce la statua della Madonnina alla tomba di don Bepo, si collocherà anche il monumento dedicato a Dante. «L’asse simbolico Madonnina-don Bepo-Dante è così il manifesto del messaggio che propone il Patronato – concludono -. È una proposta di riflessione sui fondamenti della propria vita e, infine, è un invito a compiere scelte alte e coraggiose, le sole che nobilitano l’animo umano e forgiano grandi personalità».