Covid 19

L'accusa ad Ats: «Nelle fasi iniziali della pandemia non è riuscita a proteggere i suoi dipendenti»

Il giudice del lavoro del tribunale di Bergamo Elena Greco ha dato ragione al sindacato Fp Cgil sulla mancata adozione di misure adeguate

L'accusa ad Ats: «Nelle fasi iniziali della pandemia non è riuscita a proteggere i suoi dipendenti»
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«Pur essendo l’agenzia deputata a occuparsi di prevenzione delle malattie fra la popolazione e nei luoghi di lavoro, nelle fasi iniziali e più dure della pandemia non è riuscita a proteggere i suoi stessi dipendenti». Sono parole forti quelle usate da Fp Cgil Bergamo nei confronti di Ats Bergamo in relazione alla situazione creatasi nei primi mesi della pandemia, a marzo 2020. Espressioni dure, ma veritiere stando alla decisione del giudice del lavoro del tribunale di Bergamo Elena Greco, che con la sentenza del 3 aprile 2023 ha riconosciuto le ragioni del sindacato.

Il ricordo del giugno 2020

Il ricorso presentato dal sindacato in tribunale è dello scorso giugno 2020, ma «già nei primi giorni della crisi sanitaria abbiamo denunciato la mancata adozione di misure adeguate e tempestive di protezione mediante la pubblicazione di numerosi comunicati e notiziari - ricorda Roberto Rossi, al tempo dei fatti direttore generale di Fp Cgil -. Nel ricorso abbiamo denunciato in particolare le scelte operative effettuate da Ats Bergamo in tema di riunioni, spostamenti, assembramenti e distanziamento del personale dipendente, poiché l’agenzia fino alla metà del mese di marzo 2020 ha convocato in presenza numerose riunioni del personale senza adottare alcuna misura di prevenzione del rischio di contagio».

Riunione in presenza e lavoratori intorno allo stesso tavolo

Nello specifico, sono due i comportamenti gravi segnalati che hanno fatto scattare la decisione del giudice: «La convocazione e celebrazione in presenza delle riunioni del personale per la organizzazione delle misure da adottare per fronteggiare l’epidemia; l’organizzazione del servizio di callcenter nell’ambito di sale riunioni mediante la collocazione dei lavoratori attorno al medesimo tavolo, senza l’utilizzo di barriere divisorie tra un lavoratore e l’altro».

La sollecitazione a partecipare numerosi

L’istruttoria testimoniale ha confermato «come l’Agenzia convenuta abbia organizzato la riunione del 2-3-2020 sollecitando i dipendenti a parteciparvi numerosi, predisponendo per lo svolgimento della riunione una sala risultata inadeguata ed incapiente (tanto che molteplici lavoratori rimasero in piedi e senza alcuna sorta di distanziamento), non prevedendo la massiccia distribuzione a tutti i partecipanti delle mascherine o di altri Dpi, bensì rimettendo ai singoli la valutazione circa l’opportunità di reperirle ed indossarle». Ats si sarebbe preoccupata del virus, ma limitatamene a un suo ingresso dall'esterno, senza contare invece la diffusione interna agli uffici.

Ats dovrà pagare 5 mila euro a Cgil

«Non possiamo che essere molto soddisfatti di quanto deciso dal Giudice: è stata riconosciuta l’inadempienza dell’agenzia, che dava indicazioni alle aziende del territorio sulle corrette procedure da applicare per evitare i contagi, ma nel frattempo la loro stessa azienda non ne prevedeva l’adozione», ha aggiunto Rossi. Ats è stata anche condannata a corrispondere alla Funzione Pubblica Cgil di Bergamo, a titolo di risarcimento del danno non patrimoniale all'immagine, la somma di 5.000 euro, oltre al pagamento delle spese legali.

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