In piazza

Nelle Rsa bergamasche mancano 130 operatori: la protesta di lavoratori e sindacati

La pandemia ha creato una situazione problematica nelle 65 case di riposo del territorio, dove sono ospitati oltre seimila anziani

Nelle Rsa bergamasche mancano 130 operatori: la protesta di lavoratori e sindacati
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Sono più di 130 le figure di Asa e Oss mancanti nelle piante organiche delle Rsa bergamasche: la pandemia degli ultimi due anni ha creato una situazione problematica nelle 65 case di riposo del territorio, dove sono ospitati oltre seimila anziani.

«Il Covid ha colpito duramente queste strutture, a causa di un sistema impreparato - ha detto Alessandro Locatelli, della segreteria Fisascat Cisl di Bergamo -. Le operatrici e gli operatori hanno fin da subito dovuto fronteggiare in prima linea le azioni devastanti di questo maledetto virus, con un supporto da parte delle Direzioni delle strutture che si sono messe in trincea al fianco dei più deboli».

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Oggi, giovedì 16 settembre, alcune degli operatori della Rsa si sono ritrovati sotto la Prefettura di Bergamo, in via Tasso, per far conoscere la situazione delle strutture per anziani con una protesta e un incontro con il Prefetto. Protesta che non è rivolta ai gestori delle strutture, che nel 2020 hanno dovuto far fronte a una emergenza anche economica: «Si tratta di un urlo rivolto alla popolazione e alle istituzioni pubbliche, in primis a Regione Lombardia, in quanto tutti noi siamo figli o nipoti di una donna o un uomo che un giorno avrà bisogno di essere ospite di una Rsa».

«Nelle strutture una persona ha sicuramente bisogno di igiene, di cure e di pasti regolari - hanno detto alcune delle operatrici presenti alla manifestazione -, ma soprattutto ha bisogno di attenzioni sociali, ha bisogno di tempo, tempo che non c’è. Riteniamo che sia sbagliato che una persona debba avere le cure necessarie e che le lavoratrici del settore invece debbano comportarsi come se fossero in catena di montaggio, pertanto reclamiamo orari di lavoro più adeguati. Servono piani più sostenibili che consentano di ascoltare l’anziano. Ascolto che troppo spesso manca per i tempi troppo ristretti».

Inoltre, secondo il sindacato, i carichi di lavoro eccessivi esporrebbero a problemi di malattie e infortuni che a lungo possono logorare la salute in modo permanente. «La cura degli ospiti non deve essere un lavoro di serie C - conclude Locatelli -, ma dovrebbe essere il lavoro più importante nella nostra società, destinata all’invecchiamento».

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