Gentile direttore,
ho letto nei mesi scorsi i vostri articoli che stigmatizzavano l’utilizzo della tecnologia informatica per ogni cosa, anche negli uffici pubblici, con danno per le persone anziane e disabili.
L’avete chiamata “Dittatura Informatica”. Voglio raccontarvi a proposito la vicenda che è capitata in queste settimane a un mio caro amico, purtroppo colpito anni fa da una grave malattia e da allora costretto in carrozzina.
Il mio amico ha ormai settant’anni, usa il telefonino, ma per molte ragioni, non soltanto anagrafiche, non è particolarmente abile nel destreggiarsi fra messaggi, whatsapp, mail e via dicendo. Devo aggiungere che è una persona sola.
Ebbene, questo mio amico si è reso conto che non percepiva più la sua pensione Inps di anzianità. Mi ha chiamato al telefono mi ha chiesto se potevo aiutarlo, se potevo informarmi. Sono andato a casa sua, gli ho chiesto che cosa stesse succedendo. Lui mi ha fatto vedere un estratto conto cartaceo della sua banca dove, in effetti, mancava l’accredito della pensione.
Giorgio – il mio amico pensionato – mi ha detto che aveva già telefonato in banca e che gli avevano confermato che la pensione non veniva più accreditata da tre mesi. Si tratta di duemila euro al mese, necessari al sostentamento, che si aggiungono a quella di invalidità (cento per cento di invalidità).
Ho cominciato a tentare di capire. Ho chiamato anch’io, per sicurezza, la banca e ho avuto conferma della mancanza dei versamenti. Allora sono andato da un amico che gestisce un Caf e Patronato, gli ho chiesto se poteva aiutarmi, gli ho spiegato la vicenda per filo e per segno.
Questo amico è riuscito a visualizzare la situazione reddituale di Giorgio, pensioni comprese. E ha confermato (…)