Foto in apertura di Marco Saita
Nel tardo pomeriggio di oggi (mercoledì 8 ottobre), decine e decine di persone hanno “invaso” il cortile di Palazzo Frizzoni, sede del Comune di Bergamo, per chiedere all’Amministrazione «una presa di posizione, applicare sanzioni contro Israele e riconoscere lo Stato di Palestina». Per entrare, i manifestanti hanno sfondato il cordone delle forze dell’ordine.
In trecento alla manifestazione
Si è trattato dell’atto finale di un corteo partito poco dopo le 19 da Porta Nuova e organizzato dalla Rete Bergamo per la Palestina. L’ennesima manifestazione degli ultimi giorni contro la tragedia in corso a Gaza e il blocco della Flotilla. A differenza delle iniziative del 2 e del 3 ottobre, a cui hanno preso parte migliaia e migliaia di persone, in questo caso erano circa trecento i presenti.
Il cortile di Palazzo Frizzoni occupato
Il corteo si è diretto a piazza Pontida e poi, passando per via XX Settembre, è arrivato fino in piazza Matteotti, dove da quasi quaranta giorni è attivo un presidio pro Palestina. È a questo punto che un nutrito gruppo di manifestanti ha deciso di entrare nel cortile di Palazzo Frizzoni, forzando il cordone di sicurezza presente. La gran parte dei presenti, però, si è rifiutata di fare lo stesso.
L’occupazione è durata circa trenta minuti, poi tutti i partecipanti alla manifestazioni sono tornati a Porta Nuova, bloccando il traffico e creando disagi all’intensa viabilità serale della città.
La sindaca: «Un insulto a un luogo che merita rispetto»
Dure le parole della sindaca Elena Carnevali su quanto avvenuto:
«L’accesso non autorizzato a Palazzo Frizzoni a cui abbiamo assistito questa sera rappresenta un atto grave e intollerabile, un insulto a un luogo che, quale casa comunale, appartiene a tutti i cittadini e le cittadine di Bergamo e merita rispetto.
Avviene, peraltro, per ragioni incomprensibili e totalmente strumentali, per il mero desiderio di individuare un nemico che non esiste e creare l’appiglio per azioni di protesta del tutto pretestuose. È importante sottolineare come, più volte, abbiamo espresso pubblicamente la nostra condanna della feroce repressione della popolazione civile a Gaza.
Prendere di mira il Comune, in questo contesto, appare come un pretesto ideologico inaccettabile, che rischia di minare il percorso di collaborazione costruito in queste settimane con le associazioni pacifiste. Queste organizzazioni infatti, da oltre 35 giorni, stanno promuovendo un presidio pacifico e rispettoso, finalizzato a promuovere il dialogo e la pace, e meritano di essere considerate per il loro impegno civile.
Riteniamo che siano fondamentali l’osservanza delle regole, la tutela dei principi democratici e il rispetto delle iniziative volte alla pace».