Un varco. Un transito pedonale per consentire (finalmente) a passanti e residenti di oltrepassare quel ponte ferroviario che dallo scorso settembre fa da muro, tagliando in due via San Bernardino e il quartiere di San Tomaso de’ Calvi. E che rischia di restare lì ancora a lungo.
Ci ha messo tutta la forza di persuasione il Comune di Bergamo. Per mesi l’assessore alla Mobilità Marco Berlanda ha premuto su Rfi (Reti ferroviarie italiane) perché aprisse almeno un attraversamento. E c’è riuscito. Il primo pedone è passato attraverso il varco nella mattina di mercoledì 12 novembre. Non senza una certa soddisfazione, a dire il vero.
Si tratta, tuttavia, di una vittoria parziale, quasi di Pirro. Il passaggio pedonale sotto l’arcata ovest tornerà a chiudersi quando i lavori lo richiederanno. Ma soprattutto, nei giorni scorsi è arrivata una notizia ben poco rassicurante: il cantiere è in ritardo. E dunque, a meno di rincorse dell’ultimo momento, la chiusura della via rischia di prolungarsi oltre il 3 luglio 2026. Con buona pace di automobilisti, residenti e commercianti della zona.
E dire che Rfi aveva previsto di demolire e ricostruire il ponte di San Bernardino in dieci mesi. Senza interrompere la circolazione ferroviaria. Cominciando dalla parte affacciata su Largo Tironi, allargando nel contempo anche il passaggio sottostante.
Il progetto di Italferr – società del gruppo Ferrovie Italiane che si occupa di ingegneria e infrastrutture – invero è parecchio articolato. Fa parte del raddoppio della linea ferroviaria Bergamo-Ponte San Pietro. E arriva dopo l’adeguamento della stazione di Ponte, lo stop alla circolazione dei treni su quella tratta per due anni, le demolizioni dell’armamento ferroviario e degli impianti di trazione elettrica, la soppressione del passaggio a livello di via Fermi a Curno e l’adeguamento del ponte di via dei Caniana.
Per garantire la continuità alla linea verso Treviglio, Rfi (…)