Operai del Comune nel giardino del consigliere: caso a Solto Collina, ma i contestati non si dimettono
Il fatto segnalato dall'opposizione a dicembre, ma per la Giunta si tratta di un malinteso. Secretata l'ultima riunione in Municipio
di Mattia Cortese
«Cosa ci facevano dei lavoratori socialmente utili nel giardino del consigliere?». A fare la domanda, durante la riunione del Consiglio comunale di Solto Collina, lo scorso dicembre, era stato l'esponente dell'opposizione Fabrizio Minelli, della "Lista civica per il buon governo della Collina". Da lì è partito un vero e proprio caso politico, con lui e l'altro gruppo di minoranza, "Uniti per la Collina", a chiedere le dimissioni di due membri della maggioranza.
L'operaio nel giardino del consigliere
Il 12 dicembre scorso, accusa Minelli, intorno alle 14, l'operaio di una cooperativa, di cui fanno parte persone inserite in un percorso di recupero sociale, è stato fotografato nel cortile del condominio dove abita Maurizio Badon, consigliere di maggioranza con delega alla Sicurezza, mentre raccoglieva delle ramaglie. Chieste spiegazioni, il diretto interessato ha detto che l'individuo si era recato sul posto fuori dell'orario di servizio e di sua volontà e l'assessore alle Politiche sociali, Sabrina Amaglio, ha dichiarato che l'effettuazione dei lavori era stata richiesta da Badon e, in seguito, ci sarebbe stato il suo benestare, ma che l'operaio non avrebbe utilizzato il camioncino, ma un'auto privata. Dall'opposizione è arrivata la richiesta, sia all'uno che all'altra, di farsi da parte.
Al pubblico non è dato sapere se della vicenda si sia discusso anche nel corso dell'ultima riunione in Comune, la scorsa serata (martedì 23 gennaio). Questo perché, avvalendosi dell'articolo 28 del regolamento comunale, trattandosi di questioni legate a moralità e comportamento, i contenuti sono stati secretati. In Consiglio, il sindaco Maurizio Esti ha scelto di non intervenire, mentre Badon era assente. Certo è che, al termine, nessuno dei chiamati in causa si è dimesso ritenendo, come dichiarato dalla Giunta al Corriere Bergamo, che sia tutto un malinteso cavalcato dagli avversari e di non aver fatto niente di sbagliato.
«La nostra posizione verrà resa nota al termine del consiglio comunale. Si sta parlando di fatti che riteniamo non siano rispondenti al vero» ha risposto il vicesindaco Costantino Consoli, con la precisazione da parte di Badon che si tratta di «una questione privatistica che è stata travisata [...]. Ho chiarito al mio segretario comunale i fatti, che peraltro avevo già spiegato nel corso del precedente consiglio comunale».
Una questione etica
«A me il discorso penale non interessa, si tratta di una questione etica - ha spiegato Minelli -. La persona in questione si è presentata a casa di Badon fuori dell'orario di lavoro, ma ha utilizzato le attrezzature e il mezzo del Comune e gliel'ha mandato lì l'assessore Amaglio. La Giunta sostiene che il furgoncino si fosse rotto sotto casa del consigliere e per quello comparirebbe nella foto. Il lavoratore, comunque, è stato individuato e pare rilascerà a breve una dichiarazione».
Come specificato, non è permesso sapere i temi delle due interrogazioni e della mozione oggetto di dibattito. Certo è che, degli esiti, Minelli è abbastanza contrariato. «Ho detto in precedenza al segretario comunale che, se non dovesse segnalare l'episodio alla Procura per verifiche, dato che l'ho messo a conoscenza, lo avrei denunciato per omissione d'atti d'ufficio».
Disappunto per come si è svolta la vicenda è stato espresso anche dall'altro gruppo d'opposizione: «Assessore e consigliere rimangono al loro posto, così come i fatti del resto, che sono lì e si conoscono - ha commentato Filippo Cassarino -. Dopo questa vicenda, non possiamo che ritenere le figure coinvolte inappropriate. Tra l'altro, non si capisce perché abbiano secretato anche altri argomenti della seduta, che invece non c'entravano nulla con quello che giustificava l'applicazione del regolamento. Da oggi, comunque, se verremo a conoscenza di altri episodi che considereremo scorretti, chiederemo ancora le dimissioni».