Ospedali, le liste d'attesa non crescono (ed è già un bel passo avanti)
I medici stanno cercando di recuperare quanto non si è potuto fare durante l'emergenza e la Regione stanzia altri fondi. Per le visite urgenti siamo ai livelli del 2019, bene anche esami e ricoveri
di Paolo Aresi
Come vanno le liste di attesa? Quanto tempo dobbiamo aspettare per una visita specialistica con il servizio sanitario nazionale? La crisi dovuta al flagello del Covid è stata superata
No, non è stata superata per niente. Tutti gli arretrati sono ancora da smaltire e il Servizio sanitario pubblico fatica a tenere il passo, anche perché il Covid ha colpito duramente anche nei primi mesi di questo 2021. Tuttavia i medici sono impegnati strenuamente nel tentativo di offrire un servizio che sia all'altezza della situazione. E lo dice bene il dottor Alberto Zucchi che è direttore del servizio epidemiologico dell’Ats di Bergamo, l’agenzia che verifica e tiene sotto controllo un po’ tutto quello che accade a livello sanitario, “governa” il tema della salute dei cittadini. Dice Zucchi: «Tutti i medici pubblici, gli infermieri, i tecnici di laboratorio lavorano per tentare di recuperare il più possibile di quanto non si è potuto fare durante i mesi del Covid. Esiste un problema di risorse, ma la Regione si è impegnata a reperire finanziamenti aggiuntivi per le Asst, aziende sociosanitarie territoriali, come il Papa Giovanni, per cercare di migliorare la situazione».
Le fredde statistiche dicono che, dopo il crollo del 2020, in questi mesi la situazione è tornata in carreggiata. Lo conferma il confronto con quanto fatto nel 2019, cioè con un periodo normale, “tranquillo”.
Diamo un’occhiata. Nel 2019, nella provincia di Bergamo, vennero effettuate 72 mila visite specialistiche di priorità U, B, D e 158 mila visite in priorità non urgente, cioè P. Nei primi mesi di questo 2021, da gennaio a maggio compresi, le visite sono state 28 mila, ovvero circa 5.600 al mese. Continuando con questa media, arriveremo sulle 68-70 mila visite specialistiche di priorità U, B, D per il 2021. Ovvero saremo molto vicini a quanto fatto nel 2019. Se otterremo questo risultato, le liste di attesa non si appesantiranno ulteriormente, ma nemmeno riusciremo a recuperare niente, o quasi, di quanto non si è potuto affrontare nel 2020.
Le cose vanno peggio per quanto riguarda le visite specialistiche senza urgenza. Nel 2019 se ne svolsero 158 mila, cioè circa 13 mila al mese. Invece, nei primi cinque mesi del 2021, le visite sono state poco più di 46 mila, una media di circa 9 mila al mese. E si può capire: in una situazione che permane di emergenza si cerca di soddisfare soprattutto le visite urgenti, per le altre si fa quel che si può.
Anche le “Prestazioni diagnostico strumentali” di urgenza U, B, D viaggiano abbastanza bene, mediamente se ne sono fatte di più in questi cinque mesi del 2021 rispetto al 2019. La media è di 7.547 visite al mese per radiografie, risonanze, Tac e via dicendo. Nel 2019 la media era 6.177 visite al mese. Uno sforzo notevole per cercare di soddisfare l’oggi recuperando anche un po’ dello ieri. Per le prestazioni diagnostico-strumentali meno urgenti invece la distanza continua ad aumentare: in questi cinque mesi del 2021 ci siamo tenuti distanti dai numeri del 2019 quando le prestazioni erano 476 mila circa: oggi, primi cinque mesi dell’anno, siamo a 177 mila: avanti con questa media si supereranno di poco i 400 mila esami diagnostici, non pochi, ma decisamente meno rispetto al 2019.