La storia del parcheggio in via di costruzione alla Fara, per il momento, è caratterizzata pressochè solo da ricorsi, ritardi o rallentamenti dei lavori e critiche sull’effettiva utilità dell’opera. L’ultimo capito di questa tribolata vicenda arriva dall’Unesco e a renderlo noto è stato il comitato Noparkingfara su Facebook.
In particolare, in merito al progetto, Icomos (organizzazione internazionale non governativa che fornisce consulenza al Comitato che tutela il patrimonio mondiale) ha fornito a Unesco due studi tecnici, l’ultimo dei quali a dicembre del 2019, in cui raccomanda nuovamente allo Stato parte, cioè l’Italia, «di approntare una Hia, una valutazione d’impatto sul patrimonio (standard richiesto per tutti i siti tutelati), incentrata sull’impatto del progetto sulla componente di Bergamo».
L’Unesco deve ancora prendere una decisione, attesa per il prossimo mese, ma nel frattempo il Comune è al lavoro per affidare l’analisi a professionisti in grado di poter consegnare i documenti, se richiesti, entro dicembre del 2022.
Queste valutazioni, inoltre, non sarebbero altro che un’interlocuzione normale in vista della “review” di Icomos sui siti Unesco, tanto che la proposta di richiedere l’Hia è stata avanzata per tutti e sei siti che ospitano opere di difesa veneziane: oltre l’Italia, Croazia e Montenegro.
Non è la prima volta che l’Unesco si occupa del destino del parcheggio alla Fara: a ottobre del 2019 aveva chiesto chiarimenti sull’opera ed era stato il sindaco Giorgio Gori a recarsi a Parigi per fornirli. «Ma come? – attaccano tra il serio e il faceto i Noparkingfara -. Il Comune non ha sempre dichiarato di aver già risposto in modo esaustivo e di aver prodotto tutta la documentazione richiesta dall’Unesco? E com’è che l’Unesco continua a chiedergli le stesse cose da 3 anni? lcomos aveva sottolineato la necessità dell’Heritage Impact Assesment già nel suo primo rapporto del 2018».