illuso e beffato

Dalla Sardegna per lavorare al polo Amazon di Cividate, ma il lavoro sfuma all'ultimo

Protagonista un cinquantenne. Ha inviato la candidatura, superato il corso, definito "idoneo". Ma non ha mai lavorato un giorno

Dalla Sardegna per lavorare al polo Amazon di Cividate, ma il lavoro sfuma all'ultimo
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Ha lasciato la Sardegna per trasferirsi nella nostra provincia, con l’aspettativa di trovare un impiego nel nuovo polo logistico di Amazon a Cividate al Piano. Ha inviato la candidatura, è stato ricontattato dall’agenzia che si occupa dell’assunzione del personale, ha seguito (e superato) il corso sulla sicurezza e al termine della visita medica il dottore gli ha detto di stare tranquillo perché era risultato idoneo.

Tutto sembrava filare liscio per questo cinquantenne sardo in cerca di lavoro. Peccato però che la prospettiva di trovare un’occupazione si sia rivelata un’illusione: non solo quest’uomo non ha lavorato un solo giorno, ma nessuno gli ha fornito una reale spiegazione sul perché ciò sia avvenuto.

La vicenda è stata denunciata oggi (venerdì 29 ottobre) dalla Cgil e da M. A., lo sfortunato cinquantenne al centro dell’accaduto. Tutto ha inizio ad agosto, quando l’uomo, dopo aver fatto domanda d’assunzione, viene ricontattato dall’agenzia Gi Group che lo avvisa che dovrà sottoporsi a una visita medica in un ambulatorio a Caravaggio.

«Sembrava solo una formalità – racconta -, così ho cominciato a muovermi per il trasferimento. Ho cercato un alloggio, trovando un appoggio da alcuni amici a Bergamo. Sono arrivato il 28 agosto. L’8 settembre mi sono sottoposto alla visita, al termine della quale il medico, a voce, mi dice di stare tranquillo: sono risultato idoneo. Passano i giorni, e dall’agenzia arriva una chiamata, malgrado il certificato d’idoneità non sia ancora disponibile: mi chiedono di prendere servizio il giorno successivo, perché un è turno rimasto scoperto».

Questa sostituzione salta all’ultimo, ma all’uomo viene detto di aspettare due giorni in attesa di entrare in servizio come mulettista, incarico per cui aveva svolto il colloquio. Ciò non avverrà mai. Passano settimane, durante le quali M.A. contatta ripetutamente sia l’agenzia per il lavoro sia Amazon perché non capisce cosa stia accadendo.

«Dopo diversi tentativi di ottenere informazioni sulla posizione del signor M. A., anche con il nostro intervento, il candidato riceve dal medico che lo aveva visitato una risposta che non si aspettava: è solo “parzialmente idoneo” al lavoro – spiega Francesco Chiesa di Nidil-Cgil Bergamo -. Il punto è che non si capisce il perché».

Al candidato viene chiesto di sottoporsi privatamente a un ulteriore esame audiometrico. Lo supera, è idoneo, ma sembra non bastare. «Gi Group – aggiunge il sindacalista - ci conferma che le politiche di Amazon sono quelle di non ammettere in azienda i profili con idoneità parziali. Cosa questo significhi non si sa. Di norma, in tutte le altre aziende, nel momento in cui si eroga la formazione a un candidato e lo si sottopone a una visita medica si è già a un passo dall’assunzione».

Il sindacato punta il dito contro le fasi pre-assunzione di Amazon, dove tutto è «incredibilmente opaco e vago: il colloquio di lavoro avviene al telefono, in un quarto d’ora, poi è subito il momento della formazione e della visita medica, lasciando intendere che nel giro di pochi giorni si entrerà in azienda. A coloro che vengono da fuori regione viene fatto capire di essere flessibili e pronti a partire, occorre essere estremamente disponibili. Per questa ragione molte persone si muovono in anticipo».

Il risultato, ad oggi, è che questo cinquantenne ha pagato tre mesi d’affitto per un monolocale senza aver lavorato un solo giorno. Un danno cui si aggiunge anche la beffa, visto che adesso pare sfumata del tutto l’opportunità di entrare in Amazon. «Col passare dei giorni – continua M. A. -, prima di ricevere la notizia dell’idoneità parziale che ancora non mi spiego, comunico a Gi Group la mia intenzione di tornare in Sardegna nell’attesa di iniziare a lavorare. Mi viene chiesto di rimanere in zona, lasciandomi intendere che si tratti di una cosa imminente.  Questo meccanismo di selezione produce un’aspettativa altissima. E invece l’assunzione non arriva».

«Non possiamo che contestare il fatto che l’azienda e, di riflesso, l’agenzia non si assumano il minimo impegno nei confronti di lavoratori e candidati che provengono anche da territori molto lontani - conclude Francesco Chiesa -. Tra l’altro inizia ad emergere con una certa insistenza la questione abitativa dei lavoratori di Amazon: come si può ottenere un contratto di affitto se si viene assunti per tre mesi e con uno stipendio variabile, mai davvero prevedibile negli importi? Chi affitterebbe casa a un lavoratore con garanzie deboli del genere?».

Ragion per cui la Nidil-Cgil ha chiesto un incontro al sindaco di Cividate, Giovanni Battista Forlani, per provare a sondare l’interesse a lavorare a una sinergia tra Amministrazione, proprietari di case, agenzie immobiliari e Amazon.

La risposta di Amazon

In seguito alla pubblicazione dell'articolo, Amazon ha fatto sapere di essere «costantemente impegnata a offrire ai nostri dipendenti un ambiente di lavoro attento, sicuro e inclusivo. Per quanto riguarda la vicenda riportata, stiamo procedendo con le opportune verifiche».

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