L’Accademia Carrara torna al centro delle polemiche. Dopo le controversie sulla nomina del direttore, stavolta è il contratto per la gestione del bistrot-ristorante del museo a finire sotto la lente d’ingrandimento di Fratelli d’Italia, che attraverso la consigliera Ida Tentorio ha presentato un’interrogazione al sindaco per contestare quello che definisce un accordo «palesemente fuori mercato».
Un contratto senza gara
Il nodo della questione riguarda l’accordo siglato tra la Fondazione Carrara e l’azienda Finlatt per la gestione della caffetteria-ristorante del museo. Secondo Fratelli d’Italia, il contratto presenta diverse criticità, a partire dal fatto che «non è il risultato di una gara d’appalto, ma il frutto di un accordo personale di tipo privatistico».
L’obiettivo del documento contrattuale, per l’opposizione, sarebbe quello di «offrire ai visitatori del museo la possibilità di completare l’esperienza culturale della visita alla Pinacoteca, con un’esperienza gastronomica di adeguato livello per il contesto museale».
Tuttavia, emerge una contraddizione: pur non facendo «mai esplicito riferimento ad un servizio di ristorazione autonomo e separato dal Museo», il contratto allegherebbe una proposta di Finlatt che prevede «un servizio notturno e festivo anche in orari di chiusura del Museo».
Il canone sotto accusa
Ma è soprattutto il canone d’affitto a far discutere. Fratelli d’Italia contesta un importo di soli 40 mila euro annui (3.333 euro mensili) per 940 metri quadrati attrezzati in una location prestigiosa, più una percentuale variabile del 5 per cento sui ricavi oltre gli 800.000 euro annui.
«Un canone completamente fuori mercato» secondo la consigliera Tentorio, che sottolinea come la proposta di Finlatt sia stata accettata integralmente, «non un euro in meno, né, soprattutto, in più».
Le domande al Comune
Nell’interrogazione, Fratelli d’Italia chiede al Comune se ritenga «confacente all’immagine dell’Amministrazione e della Carrara queste procedure disinvolte ed un contratto che ricalca interessi privatistici». La critica si estende alla gestione complessiva dei beni cittadini: «La gestione così personale di un bene della Città di Bergamo non va profondamente rivista?».
Il gruppo consiliare solleva anche il tema della trasparenza, chiedendo se esistano «esempi analoghi, in Italia e fuori, di simile utilizzo delle caffetterie dei musei, a condizioni così vantaggiose». Non manca infine il riferimento all’Autorità Nazionale Anticorruzione: secondo Tentorio, questo «sarebbe un caso interessante da sottoporre al parere dell’Anac».