Il caso

Ponte San Pietro, la polemica: «Stanno distruggendo l'ennesima oasi verde»

Paola Colavitto, candidata nel 2021 con Baraldi: «Per realizzare la rotonda sulla Briantea taglieranno altre piante e asfalteranno altro terreno»

Ponte San Pietro, la polemica: «Stanno distruggendo l'ennesima oasi verde»
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di Laura Ceresoli

«Una direttiva dell'Unione europea vieta il taglio di alberi da marzo a settembre per proteggere la nidificazione. Eppure in questi giorni il nostro Comune sta distruggendo l'ennesima oasi verde nei pressi del sottopasso. Voi votateli ancora mi raccomando». A denunciare l'accaduto sulla pagina Facebook “Io sono Ponte San Pietro” è una residente di Briolo, Paola Colavitto, impiegata aziendale edile e candidata nel 2021 con la lista “Ponte nel cuore” a sostegno di Valerio Baraldi sindaco.

«Per realizzare la rotonda sulla Briantea all'incrocio, vicino al ponte della ferrovia, taglieranno altre piante e asfalteranno altro terreno - aggiunge Paola -. Una rotonda che non snellirà certo il traffico, creerà ancora più ingorghi e moltiplicherà gli incidenti».

Venuto a conoscenza della lamentela social, il sindaco Matteo Macoli ha subito voluto chiarire la questione: «Prolungare la pista ciclopedonale di Briolo fino al centro di Ponte e realizzare un nuovo parcheggio in via Trento e Trieste è un’opera strategica e inseguita da almeno trent'anni da tutte le amministrazioni che si sono via via avvicendate»

«Noi lo abbiamo promesso e poi progettato e finanziato - continua il sindaco - e ora finalmente si parte con la realizzazione. Il progetto, attraverso la conferenza dei servizi, come prevede la normativa di legge, ha ottenuto tutti i pareri positivi degli enti sovracomunali coinvolti nell’approvazione dell’iniziativa, compreso quello condiviso con la Soprintendenza per quanto concerne proprio le ripiantumazioni e che rispetteremo pienamente».

E prosegue: «Questo progetto ha avuto soprattutto il parere positivo più importante per noi, quello del popolo sovrano, dato che fortunatamente siamo ancora in democrazia e non nel regno personale della signora Colavitto (...)

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