Profonde radici

Ponte San Pietro, quarantasei foto: ecco la vita contadina di Locate

Dal 13 al 16 novembre l’auditorium dell’oratorio Giovanni Paolo II ospita una mostra di immagini, documenti e memorie familiari

Ponte San Pietro, quarantasei foto: ecco la vita contadina di Locate

C’è un tempo che non si misura con gli orologi, ma con il ritmo delle stagioni. È il tempo della vita contadina, quello che ha forgiato l’identità di Locate, frazione di Ponte San Pietro. E oggi, le tradizioni di questa frazione tornano a rivivere nelle immagini in bianco e nero della mostra “Profonde radici – Scorci di vita contadina a Locate”, in programma dal 13 al 16 novembre all’auditorium dell’oratorio Giovanni Paolo II.

L’evento, promosso dall’assessorato alla Cultura e dall’Archivio storico dell’immagine, in collaborazione con la parrocchia di Sant’Antonino martire, rientra nell’ambito delle iniziative organizzate in occasione delle celebrazioni per il patrono. Un viaggio nella memoria collettiva, tra volti, gesti, paesaggi che raccontano il cuore di una comunità e il suo legame profondo con la terra.

Dopo il successo della mostra del 2024, il curatore dell’Archivio Massimiliano Sana ha deciso di proseguire il percorso di riscoperta del passato locatese, collaborando ancora una volta con la stessa squadra vincente,  Matteo Togni ed Edoardo Nava.

Foto d’epoca di Locate

«Quest’anno – spiega Sana – abbiamo voluto approfondire le nostre radici contadine, raccogliendo nuove fotografie e documenti che ci permettessero non solo di raccontare la vita rurale di un tempo, ma anche di ricostruire i legami familiari, le parentele, le origini di molte famiglie del paese. Una piccola anagrafe visiva di Locate».

Il titolo nasce proprio da questa intenzione: evocare l’intreccio tra terra e identità, tra la memoria del lavoro nei campi e quella delle relazioni umane che hanno plasmato il borgo. Le 46 fotografie esposte, provenienti in gran parte dall’archivio e da collezioni private, compongono un mosaico di vita quotidiana che va dagli anni Venti agli Ottanta del Novecento.

Ci sono i bambini che (…)

Continua a leggere sul PrimaBergamo in edicola fino a giovedì 13 novembre, o in edizione digitale QUI