Pronto Aler? Anche nelle case di via Diaz e via Luzzatti ignorati i problemi degli inquilini
«I dirigenti chi li ha mai visti? Eppure prima di loro un dialogo c'era. Adesso non sappiamo più a chi rivolgerci e i disagi si accumulano»
di Andrea Rossetti
«Vi hanno risposto alla mail? Perché a noi non rispondono mai...». Ci ha accolti così la signora Capoferri, che ha 73 anni e dal 1992 vive nelle case Aler di via Diaz, a Bergamo. Ci ha contattati dopo aver letto il nostro articolo sulla situazione delle palazzine Aler di via Borgo Palazzo, concluse poco più di un anno fa dopo un cantiere durato oltre un decennio, assegnate nel maggio 2021 eppure già piene di problemi. No, le diciamo: né il presidente Fabio Danesi né la direttrice Diomira Cretti hanno risposto. Attendiamo fiduciosi. «Bravi. Io, dopo anni di proteste cadute nel vuoto, l’ho persa da un bel pezzo la fiducia».
Le case Aler di via Diaz
Al fianco della signora Capoferri c’è la signora Pressato, 88 anni, residente in via Diaz da quasi 34 anni. Ha con sé un referto medico: all’incirca un anno fa, a causa di un guasto dell’ascensore - si era fermato non allineato al piano - è caduta e ha riportato diversi brutti traumi al volto. «Prognosi di trenta giorni - racconta -. Sono vedova, ho passato brutti momenti. Mi sono lamentata con Aler, mi hanno detto che mi avrebbero rimborsato: non ho visto un euro». Quello degli ascensori è un problema serio, conferma Capoferri: «Sono vecchi e si rompono spesso. Più volte si bloccano con le persone dentro. Io vivo al quarto piano e non mi fido a usarli, salgo a piedi. Quando escono a sistemarli, ci spiegano che purtroppo possono fare poco, perché non ci sono i pezzi di ricambio. Ma con Aler è sempre così, per ogni problema ti dicono: “Arrangiati”».
Le tre palazzine di via Diaz ospitano trenta appartamenti, dieci ognuna. Solamente tre sono vuoti («Lo sono da anni e chissà quando li assegneranno»). Gli abitanti sono principalmente anziani che vivono della loro risicata pensione. Nel tempo, hanno più volte segnalato disagi, guasti, problemi. «La maggior parte delle volte neppure rispondono - spiega Capoferri -. Quando lo fanno, invece, dicono che non ci sono i soldi per intervenire. Oppure che non è un problema loro. Non c’è alcun referente, non sai mai a chi rivolgerti. Così i problemi restano e s’accumulano. Più volte abbiamo chiesto di poter parlare col presidente: zero. Allora abbiamo chiesto di parlare con la direttrice: zero anche in quel caso. Siamo abbandonati a noi stessi».
Le case Aler di via Luzzatti
Il problema dell’incomunicabilità con Aler, a Bergamo, è comune a tutti i residenti delle case popolari: se ne lamentano gli abitanti di via Borgo Palazzo così come quelli di via Diaz e le cose non è che vadano meglio in Malpensata, in via Luzzatti. Silvano Triboli vive lì da una vita e ne va orgoglioso: «L’appartamento era di mio nonno, poi è passato a mia madre e infine al sottoscritto. Queste palazzine sono state costruite nel 1908, sono state le prime. Venivano addirittura dalla Scandinavia a vederle, a studiarle. Allora rappresentavano l’avanguardia dell’edilizia popolare». Triboli conosce praticamente tutti in Malpensata, e pure all’Aler. Ed è una fortuna, perché «rompendo un po’ le scatole» ai vari tecnici riesce ogni tanto a ottenere dei risultati. «Ci vuole tanta pazienza - spiega -. Ma i funzionari sono brave persone: se possono, ti aiutano. Il problema non sono loro, bensì i vertici. Io ho sempre parlato con tutti i presidenti e i direttori che sono passati di qua. Avevamo idee diverse magari, ma ci si confrontava e c’era rispetto. Da quando c’è Danesi, invece, noi inquilini non siamo mai stati ricevuti. E lo stesso la direttrice Cretti: mai vista, non ci ho mai parlato».
Le palazzine Aler di via Luzzatti ospitano 201 appartamenti. Circa il quaranta per cento dei residenti sono extracomunitari. (...)