Pianura addio

Quella odiosa bugia sull’autostrada Bergamo-Treviglio: non è vero che la chiede il territorio

Una prova indiretta dello scempio ambientale che causerà arriva dalla Brebemi: gli insediamenti nati intorno alla A35 hanno consumato 750 ettari di suolo

Quella odiosa bugia sull’autostrada Bergamo-Treviglio: non è vero che la chiede il territorio

«Perché la si vuole realizzare? Forse per le logistiche o i data center che poi gli si vorrà costruire intorno?». La domanda l’ha posta il sindaco di Stezzano, Simone Tangorra, il 26 settembre in occasione della conferenza stampa tenutasi a Osio Sotto e nella quale gli otto Comuni contrari alla realizzazione dell’autostrada Bergamo-Treviglio hanno presentato le 27 osservazioni condivise al progetto definitivo inviate alla Regione e al Ministero dell’Ambiente nell’ambito dell’iter della Via (Valutazione di impatto ambientale).

Una domanda retorica, in realtà. Perché la risposta già la sappiamo: sì, uno dei principali motivi per cui si vuole l’infrastruttura è il cosiddetto “indotto” economico a cui darà vita. È vero, ridurrà anche i tempi di collegamento tra la Bassa e l’hinterland del capoluogo provinciale, ma a un costo elevato sia per gli utenti, viste le previsioni del prezzo del pedaggio – attualmente fissato a 2,50 euro -, sia per il territorio. Chi ci guadagnerà davvero saranno invece quei privati che, grazie all’opera, potranno realizzare nei suoi dintorni nuovi capannoni, aziende, magazzini e chi più ne ha, più ne metta.

Non essendo in possesso di sfere di cristallo, non abbiamo l’assoluta certezza che ciò accadrà, ovviamente. Ma la probabilità è decisamente elevata e lo si può dimostrare empiricamente. Ovvero osservando quel che è successo con una delle infrastrutture più simili presenti in Bergamasca, cioè la Brebemi.

Differenze e similitudini

In termini di dimensioni, la A35 e la futura Bergamo-Treviglio non sono paragonabili: la prima è lunga 62 chilometri e attraversa ben 27 Comuni nelle tre principali province lombarde, ovvero Milano, Bergamo e Brescia; la Bergamo-Treviglio, invece, sarà lunga circa 16 chilometri e toccherà “solo” undici Comuni, tutti nella nostra provincia. Fatte queste premesse e fissate queste differenze, sempre di un’enorme colata d’asfalto si parla.

Una colata di asfalto che andrà a occupare terreni attualmente non urbanizzati, in gran parte agricoli, distruggendo una fetta importante di verde soprattutto nella Bassa Bergamasca, già oggi uno dei territori più cementificati d’Italia. E proprio il consumo di suolo è tra i principali elementi che dimostra la diseconomia quantomeno ambientale di un’opera del genere.

Attenti ai numeri

Dicevamo della Brebemi. Per la sua costruzione sono stati “consumati” 278 ettari di terreno, di cui solo il tre per cento era già urbanizzato. Se non foste ferrati in misure, significa 2 milioni e 780 mila metri quadrati di terreno sacrificati. E già di per sé è una cifra altissima. Ma il vero problema di consumo di suolo è nato successivamente alla costruzione della A35.

Uno studio realizzato da un team del Politecnico di Milano guidato dal professor Paolo Pileri, ordinario di Pianificazione territoriale e ambientale, e finanziato dal progetto europeo Spades (Spatial planning and design with soil), ha infatti dimostrato che ulteriori 750 ettari circa di suolo sono stati consumati nei dintorni dell’autostrada – per la precisione entro una distanza di cinquecento metri dal tracciato – dalla successiva costruzione di logistiche, data center, magazzini e capannoni, “attirati” dalla comodità di avere a due passi un asse viabilistico poco trafficato e comodo.

I 750 ettari citati dallo studio – che sono 7 milioni e 500 mila metri quadrati – sono praticamente il triplo dello spazio utilizzato per realizzare tutta la Brebemi. Un dato pazzesco, che (…)

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