Quasi un secolo

Quelle scarpe ne hanno fatta di strada... Chiuso il calzaturificio Rossi a Ponte San Pietro

Il 29 giugno il negozio in via Garibaldi ha tirato giù i battenti. Aperto negli anni Trenta, non si contano gli aneddoti

Quelle scarpe ne hanno fatta di strada... Chiuso il calzaturificio Rossi a Ponte San Pietro
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di Laura Ceresoli

Per quasi un secolo ha fornito scarpe a centinaia di pontesanpietrietrini. Il 29 giugno, però, il calzaturificio Rossi ha chiuso i battenti lasciando nel cuore tanti ricordi. Era infatti la più vecchia delle tre botteghe storiche di calzature presenti in paese, insieme a Beretta e Tintori.

Fedele alla tradizione, è rimasto sempre nella stessa sede di via Garibaldi e anche l'insegna che fa capolino ancora oggi non è mai cambiata. Nato con il nonno Valerio e poi passato al figlio Giovanni, il negozio era poi passato al nipote Valerio, che era anche proprietario dei locali. «La vendita al dettaglio è iniziata negli anni Trenta, ma prima c'era la premiata ditta che produceva scarpe e dava sulla via Roma, davanti alla Chiesa», spiega Roberto Scudeletti, collezionista di vecchie cartoline di Ponte.

Appena la notizia della chiusura si è diffusa, sui social tanti cittadini hanno iniziato a lasciare i loro personali racconti legati a un tempo ormai lontano.

«Mi diceva sempre papà che spesso lì incontrava Angelo Roncalli, allora Patriarca di Venezia. Veniva a Ponte per prendere le scarpe da Rossi, perché le trovava le migliori e ricordava che lo invitavano i cittadini a prendere il caffè al Bar Piccardi», spiega Biancamaria.

«Mio padre, invece, veniva nel negozio di Ponte da Bonate Sotto. Aveva pochi soldi in tasca, i tempi erano duri, ma riusciva sempre a prendere qualcosa. Mi ricordo ancora le scarpe da tennis blu, marca Superga, per i figli; il costo era di circa 1.500-2.000 lire», aggiunge Defendente.

«Da Rossi c'era quel rapporto di fiducia che ora non esiste più. Mia mamma addirittura portava a casa due paia di scarpe per mio papà e, fatta la scelta quella giusta, le riportava in negozio e pagava. Duravano una vita», esclama Monica. (...)

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