Remuzzi: su Omicron (che dilaga) non abbiamo certezze, bisogna essere prudenti
Lo scienziato raccomanda la terza dose e dice: «Stiamo ancora imparando tanto su questo virus, ogni giorno capiamo qualcosa»
di Angela Clerici
I numeri del Covid stanno aumentando in maniera preoccupante, sia per i contagi, che per i ricoveri in terapia intensiva, che per le morti. E c’è l’ennesima variante, la Omicron. Abbiamo ascoltato l’opinione di uno dei medici ricercatori più autorevoli del mondo, Giuseppe Remuzzi, direttore del Mario Negri.
Che cosa dobbiamo pensare davanti a questo scenario?
«Prima di tutto che la variante Omicron per ora non ha niente a che vedere con i malati ricoverati nelle terapie intensive: i ricoverati hanno contratto tutti la variante Delta, bisogna infatti considerare che i tempi di aggravamento della malattia, fino al ricovero in ospedale, sono abbastanza lunghi, anche di settimane. La Omicron è comunque arrivata anche da noi, in Lombardia i nuovi contagi, con riferimento al 20 dicembre, sono al quaranta per cento di Omicron. Negli Stati Uniti siamo al 73 per cento».
Perché questo aggravamento della situazione?
«Da un lato era previsto, si sapeva che per le feste di Natale si sarebbe verificata una recrudescenza, per ragioni note: le condizioni climatiche, il fatto di stare al chiuso, la frequenza degli assembramenti... Si sapeva anche che il peggioramento si sarebbe comunque rivelato più contenuto rispetto a quanto accaduto nel dicembre dell’anno scorso, per non parlare del marzo 2020. I morti di questi giorni sono di almeno due terzi in meno di quelli dell’anno scorso».
Cioè, lo scorso anno in questi giorni avevamo in media 450 decessi al giorno, oggi in Italia ne abbiamo circa 150. Le vaccinazioni funzionano, insomma.
«Funzionano e ci hanno consentito di tenere a bada l’epidemia. Oggi su dieci ricoverati in terapia intensiva, sette non sono vaccinati. Però questo virus costituisce una novità per noi medici e lo stiamo ancora studiando, ogni giorno impariamo qualcosa di nuovo. Per questa ragione un anno fa si pensava che la durata dell’efficacia dei vaccini sarebbe stata più lunga di quella che si è verificata. Stiamo ancora imparando. Questo deve indurci a essere sempre molto prudenti. Ricordo bene che poco meno di due anni fa si riteneva che questo virus a RNA non avrebbe mutato facilmente. E invece ci sono già state trenta mutazioni. Si diceva che la vaccinazione eterologa (cioè con seconda o terza dose diversa dalla prima, tipo Pfizer prima e Moderna dopo) non andava bene, poi si è visto che invece funziona anche meglio di quella omologa. Ripeto: stiamo imparando».
Cosa dice di Omicron?
«Di Omicron abbiamo notizie che arrivano dall’Africa, in particolare dal Sudafrica. Ma ci sono tante incertezze. Alcuni elementi farebbero pensare a una minore gravità di questa variante rispetto alle precedenti, ma ripeto, non sono dati sicuri. Altre indicazioni fanno pensare a una maggiore trasmissibilità, contagiosità di questa variante, cioè che si trasmetterebbe più facilmente della Delta. Non siamo ancora riusciti a capire se, dopo queste trenta varianti, il virus sia diventato più “conciliante” o più aggressivo rispetto all’organismo umano. Nel dubbio, io consiglio comunque estrema prudenza».
La terza dose è necessaria?
«Abbiamo scoperto che la validità della seconda dose dura meno rispetto a quanto pensavamo, quindi la terza dose è necessaria, sì. Ripristina la capacità reattiva del sistema immunitario al novanta per cento». (...)