l'attacco

Ricoveri e prestazioni ambulatoriali, la Cgil contro l'Asst Bergamo Ovest: «Non ha voluto darci i dati»

Il sindacato ha interpellato la Regione, dato che l'azienda di Treviglio sostiene si tratti d'informazioni coperte dal «segreto commerciale»

Ricoveri e prestazioni ambulatoriali, la Cgil contro l'Asst Bergamo Ovest: «Non ha voluto darci i dati»
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Nella giornata di ieri, giovedì 30 dicembre, la Cgil di Bergamo ha dovuto rivolgersi direttamente a Regione Lombardia, per chiedere trasparenza sui dati riguardanti ricoveri e prestazioni ambulatoriali erogate da Asst Bergamo Ovest, riguardanti gli anni dal 2019 al 2021. Questo perché l'azienda di Treviglio si sarebbe rifiutata di fornire i numeri, con la motivazione che questi sarebbero coperti da «segreto commerciale».

A comunicarlo è stato con una nota lo stesso sindacato: «Neanche fosse un’azienda privata che nulla ha a che fare con un servizio pubblico – hanno dichiarato Roberto Rossi e Orazio Zamboni, rispettivamente segretario per la Funzione pubblica e responsabile Welfare di Cgil Bergamo -. Riteniamo tale risposta non solo sbagliata, ma anche offensiva nei confronti di tutti coloro che hanno interesse a conoscere e a capire quale ruolo hanno avuto le aziende pubbliche bergamasche che erogano prestazioni sanitarie nel triennio 2019-2021, e dunque anche che risposta è stata fornita ai cittadini in un periodo difficile e drammatico quale quello dell’emergenza sanitaria da Covid-19».

Nella risposta del direttore generale dell'azienda Peter Assembergs, si legge che «il diniego a fornire informazioni riservate sugli assetti tecnico organizzativi è stato dettagliatamente motivato in una lettera fornita ad Ats che provvederà a interloquire con la Cgil» e viene spiegato che «i dati richiesti ricadono nella nozione di “know how” o “segreto commerciale” specifico dell’Asst perché hanno direttamente a che fare con specifiche modalità organizzative, nate dall’esperienza di gestione ed erogazione cure dell’azienda».

Piena collaborazione invece dall'Asst Papa Giovanni XXIII, che ha fornito le informazioni necessarie perché la sigla potesse farsi un'idea sulla qualità del servizio: «Abbiamo potuto verificare che l’azienda con sede a Bergamo e San Giovanni Bianco ha prodotto uno sforzo veramente importante fronteggiando la crisi pandemica da Covid-19, ma nel contempo garantendo un servizio sanitario per le cosiddette patologie “non Covid”, che non sono certamente diminuite durante questi ultimi due anni, divenendo altrettanto pericolose se non curate celermente» hanno spiegato i due rappresentanti sindacali.

«Facciamo riferimento, per esempio, a quelle oncologiche, cardiologiche o neurologiche, che quando non vengono curate diventano altrettanto pericolose e letali del virus che ancora oggi sta circolando tra la popolazione - hanno concluso Rossi e Zamboni -. Ricordiamo che quando il servizio pubblico accantona questi aspetti, si crea un meccanismo per cui i cittadini che possono si rivolgono al canale privato, mentre le classi sociali che non possono permetterselo vivono la crisi pandemica con una doppia preoccupazione; si determina così una spaccatura sociale inaccettabile».

La Cgil è ancora in attesa della risposta dell'Asst Bergamo Est, dalla quale si attendono ancora i dati.

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