Come stanno i bergamaschi

Sanità, finalmente una bella sorpresa: forte calo delle morti per tumore in Bergamasca

L’epidemiologo Alberto Zucchi, dirigente Ats Bergamo, spiega i dati statistici che riguardano le patologie della nostra gente

Sanità, finalmente una bella sorpresa: forte calo delle morti per tumore in Bergamasca
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di Paolo Aresi

Come sta Bergamo quattro anni dopo il Covid? A che punto è la salute dei bergamaschi? Nelle ricerche epidemiologiche, c’è un grafico che impressiona più di altri, riguarda la mortalità in Bergamasca causata dai tumori. Ne parliamo in via Gallicciolli, nella sede dell’Azienda sanitaria, con Alberto Zucchi, dirigente medico dell’Ats di Bergamo, esperto di epidemiologia e sanità pubblica.

A guardare queste tabelle sembra che a Bergamo le morti causate dal cancro siano in diminuzione.

«È così, lo si vede nel grafico che è distinto tra maschi e femmine. Se guardiamo bene notiamo che nel 1999 avevamo circa 550 decessi all’anno per tumore ogni centomila abitanti, oggi siamo sui 320 morti. Un calo davvero forte».

Questo riguarda i maschi. E le donne?

«Per le donne pure si conferma la discesa, ma è un poco più limitata perché le donne partivano da un dato decisamente migliore. Nel 1999 morivano poco meno di trecento donne per tumore su centomila abitanti. Oggi siamo a duecento decessi. Un miglioramento significativo, anche se minore in termini percentuali rispetto ai maschi».

Di fatto, oggi oscilliamo sui 320 maschi e duecento donne che perdono la vita per tumore ogni anno, su 100 mila abitanti. Il grafico indica un miglioramento costante per le donne fino al 2018 e per i maschi fino al 2020. Poi il numero sembra invariato.

«È vero, si tratta di un dato che può avere diversi significati, che riguardano i progressi della ricerca, ma anche la situazione difficile che è venuta a crearsi con il Covid».

Alberto Zucchi, responsabile Epidemiologia Ats Bergamo

La Bergamasca, tutto sommato e con l’eccezione del Covid, sembra stare meglio, pare più in salute rispetto a vent’anni fa.

«Sì, è così. Se guardiamo i tassi di mortalità anche per quanto riguarda le malattie del sistema cardiocircolatorio ne abbiamo una conferma. Ci riferiamo sempre al 1999, allora avevamo quasi seicento morti ogni centomila abitanti, fra i maschi. Le donne stavano meglio, erano a circa quattrocento decessi. Si è verificato un cambiamento simile a quanto accaduto per i tumori, il miglioramento è stato costante negli anni e oggi abbiamo circa quattrocento decessi tra i maschi e trecento tra le donne».

Anche in questo caso il miglioramento è più forte tra gli uomini.

«Sì, perché sono partiti da situazioni molto più svantaggiate».

Però anche qui il miglioramento sembra essersi fermato negli ultimi tre, quattro anni.

«La spiegazione è (...)

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