Sanità, la nostra provincia tra le peggiori in Lombardia per i tempi d'attesa
Il 69,8 per cento ha rinunciato a curarsi perché avrebbe aspettato troppo. Molti non avevano abbastanza soldi per il privato
In Bergamasca la sanità mostra un quadro poco incoraggiante, con un numero significativo di cittadini che hanno rinunciato qualche volta o spesso alle cure per le lunghe attese, perché non poteva permettersele oppure perché faticava a raggiungere le strutture. Ma il "voto" più basso, tra i peggiori della Lombardia, va ai tempi d'attesa nel pubblico.
La ricerca della Cisl
«Non ci si poteva certo aspettare un quadro idilliaco, ma il panorama che esce è spesso desolante. Tempi di attesa infiniti, sia per visite che per esami, cure abbandonate spesso per motivi economici, accoglienza nei Pronto Soccorso dalla lunghezza esasperante». Il quadro impietoso arriva a corredo dall’ultima ricerca condotta in campo sanitario da Cisl Lombardia, presentata stamattina (giovedì 27 giugno) a Milano.
Si tratta di un sondaggio condotto su 11.520 iscritti al sindacato, di cui circa 2.140 bergamaschi, che ha fornito un’analisi dettagliata delle problematiche legate all’accesso alle cure sanitarie in Lombardia. I dati raccolti evidenziano appunto «rinunce alle cure a causa di tempi di attesa troppo lunghi, difficolta nell’accesso a visite specialistiche, esami diagnostici e ricoveri e carenze nell’assistenza domiciliare integrata».
Tanti rinunciano alle cure
Nel campione preso in considerazione, la maggior parte (56 per cento) aveva un reddito tra i 15mila ed i 30mila euro, una quota significativa (27,9 per cento) tra i 30mila ed i 50mila euro, gli altri inferiore ai 15mila (10 per cento) o superiore ai 50mila (6 per cento). Tra le motivazioni che portano molti a rinunciare alle cure, al primo posto nella nostra provincia ci sono i tempi d'attesa (69,8 per cento), seguiti dalla scomodità delle strutture (46 per cento) ed economiche (40,9 per cento).
In alternativa, si paga
Chi invece se lo può permettere, invece di farne a meno decide di pagare, soprattutto per evitare di dover aspettare troppo. Lo si nota bene per quanto riguarda le visite specialistiche, dove chi decide di spendere lo fa nella stragrande maggioranza dei casi (77 per cento) per i tempi d'attesa più brevi, mentre pochi altri lo fanno invece per la possibilità di scelta del medico (13,4 per cento), per l'accessibilità (2,6 per cento) o perché gli è stato consigliato da qualcuno (2,1 per cento).
Se poi si va a ricercare i motivi per cui si decide di sborsare di tasca propria per gli esami diagnostici, il risultato non cambia molto: diversi lo fanno ancora per evitare gli esagerati tempi d'attesa (78,7 per cento), mentre una minima parte per poter scegliere il medico, l'accessibilità oppure perché gli hanno consigliato un certo professionista o una struttura.
Giudizi e tempi d'attesa
Agli intervistati è stato anche chiesto di esprimere un giudizio, da 1 a 10, sia sul proprio ricovero che dell'esperienza al Pronto Soccorso. Nel primo caso, è evidente come, ancora una volta, a lasciare a desiderare siano proprio i tempi d'attesa (voto 5,5), mentre sia la qualità della prestazione (8,3), che l'adeguatezza della struttura (8,1) e la capacità di relazione del personale (8,3) hanno ricevuto una media di giudizi indubbiamente buona.
Arrivando alla situazione dei Pronto soccorso, la media delle ore di attesa nella nostra provincia è di 3,9 ore, con picchi di attesa arrivati anche a 12 ore, mentre per l'attesa tra la visita ed il ricovero la media di ore è di 7,1, con picchi che però hanno raggiunto anche le 26 ore.
«Assumere e rinnovare contratti nel pubblico»
«La grande emergenza è la carenza di professionisti sanitari - ha detto Angelo Murabito della segreteria provinciale Cisl -. Serve un adeguato piano di assunzione sia dei medici sia del restante personale, ma anche sottoscrivere rapidamente i Ccnl, rafforzare i meccanismi di valorizzazione, estendere ai lavoratori del pubblico le agevolazioni fiscali sui premi di risultato, al pari dei lavoratori del privato. Bisogna inoltre rinnovare i contratti nazionali dei dipendenti della sanità privata, scaduti da tempo, e per questo chiediamo di inserire clausole di garanzia, da inserire negli accreditamenti regionali, in grado di evitare il dumping contrattuale».
Da schifo ! non posso fare i miei controlli perché le agende sono sempre chiuse telefono a regione Lombardia mi mandano vicino Brescia alle 8,00 del mattino da bg, ho 69 anni e non conosco la zona. Per una visita dall'otorino al Istituto Palazzolo bg non c'era l'agenda, a pagamento €60 si poteva fare... ho rinunciato
Ho 79 anni e per ben 2 volte sono rimasta senza medico di base. Devo fare visita ginecologa ma prima di dicembre 2025 non c'è posto. Devo fare visita oculistica idem come sopra. Non posso pagarmi le visite private. Avevo bisogno di un dottore e non avendolo la farmacia mi ha assegnato un medico che fa parte dei gettonati. E meno male che dicevano "la sanità al nord è l'eccellenza ". Fanno solo piangere
Ho chiesto una visita di controllo agli occhi mi hanno detto che si può fare nel 2026. A pagamento 5 giorni dopo. Auguri!!!!!
Sono deve ni ormai che la sanità lombarda è affare del privato convenzionato targato Formigoni, di che ci lamentiamo se la maggioranza dei lombardi hanno scelto le stesse medesime facce nell'urna del voto?ora non ci resta che l'urna cineraria e...ci sta' bene....
Da paura meglio la morte rapida per chi ha seri problemi di salute va sempre peggio