Scelta del medico di base, questa sanità regionale discrimina gli anziani e i più fragili
Parla un professionista: il sistema favorisce i giovani e penalizza i vecchi, «è una vergogna». I primi a scegliere devono essere i malati cronici
di Andrea Rossetti
Gli Ospedali e le Case di Comunità sono l’effetto più “visibile” della riforma Moratti, approvata da Regione il 30 novembre 2021, ma non l’unico. Tra le pieghe della norma che ha ridisegnato la sanità regionale, infatti, c’era anche una novità meno appariscente, ma forse più “impattante” e diventata operativa l’1 ottobre scorso: il passaggio della gestione dei medici di Medicina generale (quelli di famiglia) dall’Ats alle Asst.
In un’ottica di riavvicinamento della medicina al territorio, l’idea alla base di questo cambiamento è quella di rendere più costante il dialogo tra medici di famiglia, medici ospedalieri e Comuni. Per questo, nelle varie Asst è stata inserita anche una figura apposita, il direttore di Distretto, col compito di creare appunto un legame e un dialogo tra tutti gli operatori coinvolti in una determinato e ben delineato territorio.
Proprio questo è il ruolo che, relativamente al Distretto di Dalmine nella Asst Bergamo Ovest, ricopre Paolo Cogliati, sospeso alcuni giorni fa tra mille polemiche dal direttore generale Peter Assembergs. Alla base di questo provvedimento disciplinare, stando almeno alle parole di Assembergs stesso, ci sono state le difficoltà di Cogliati proprio nella gestione dei medici di base.
«Non posso più tollerare le code di anziani fuori dalle farmacie al freddo, in fila per scegliere o revocare il proprio medico», ha affermato il numero uno dell’Asst Bergamo Ovest spiegando la decisione di sospendere Cogliati e revocare l’incarico di direttore socio-sanitario ad Andrea Ghedi, superiore diretto di Cogliati.
Il riferimento era al pasticcio avvenuto a Osio Sopra, dove tantissime persone si erano messe in coda fuori dalla farmacia sin dalle prime ore del mattino per poter avere un nuovo medico, il quale però poi, pochi giorni dopo, ha rassegnato le dimissioni (gli ultimi sviluppi sulla vicenda li potete leggere a pagina 44).
Senza entrare nel merito della decisione di Assembergs, va detto che le difficoltà legate alla scelta di un nuovo medico per la cittadinanza esistevano anche prima. Del resto, la carenza di dottori non è una novità. Ma nelle ultime settimane sembrano essersi acuite. Perché un conto è gestire un ospedale e i suoi dipendenti, un altro i medici di famiglia, che sono liberi professionisti e sottostanno a regole e modalità di lavoro molto diverse.
Le Asst, per svolgere questo nuovo ruolo, hanno dovuto riorganizzarsi, individuare soggetti a cui affidare l’incarico, adattarsi a un metodo di lavoro fatto più di relazioni che di indicazioni.
«Il territorio è fluido, non “fermo” e con una scala gerarchica ben delineata come gli ospedali - commenta Guido Marinoni, presidente dell’Ordine dei medici di Bergamo -. Come in ogni fase di passaggio, delle difficoltà ci sono, ma (..)
È un sistema che fa venire i brividi. Come smantellare il diritto alla salute per tutti. Si buttano i soldi per rendere disfunzionale ciò che è funzionale. Abbiamo bisogno di mandare tutti a casa e rinnovare completamente POLITICI E VERTICI.
Quando i soldi pubblici dovrebbero finanziare sanità e istruzione ed invece finanziano il cappotto del belloccio politico di turno che combina un pasticcio dietro l'altro portando la sanità allo sfascio. Paese di bigotti ed ipocriti. Ogni volta che c'è contrarietà a qualcosa approvato in regione da meriti incompetenti v'è allontanamento forzato, la sospensione, provvedimenti disciplinari. Già durante il covid si è visto questo fenomeno applicato a medici e infermieri contrari. Democrazia VS regime democratico... o anche no. Cittadini distratti dai social, si meritano tutto questo.