Scoperto in Val Brembana un ecosistema preistorico: impronte e fossili di 280 milioni di anni fa
La riduzione della copertura niveoglaciale dovuta al cambiamento climatico ha fatto affiorare lastre di arenaria dagli incredibili dettagli, in territorio di Carona
Le prime tracce le ha avvistate a 1.700 metri di quota Claudia Steffensen, un'escursionista sondriese, mentre percorreva a piedi un sentiero della Val d'Ambria, nel Comune di Piateda - in provincia di Sondrio. Poi una catena di passaparola, fino alla grande scoperta: tracce di vita, risalenti a 280 milioni di anni fa, sono state rinvenute in quei luoghi a quote elevatissime, di cui fa parte anche il pizzo del Diavolo di Tenda, in territorio di Carona.
Marco Cattaneo analizza il masso 0: il primo masso con impronte ritrovato da Claudia Steffensen. La prima traccia che ha permesso di scoprire il giacimento della Val d'Ambria
Una notevole fronda vegetale ramificata
Un patrimonio preziosissimo dai dettagli incredibili
Un team di ricercatori ha rinvenuto nel Parco delle Orobie Valtellinesi orme di varie tipologie: principalmente di anfibi e rettili, anche lunghi fino a tre metri, e invertebrati, ma anche incredibili dettagli come impronte di pelle, polpastrelli e dita sottilissime, frammenti di semi, increspature di onde, scie di lunghe code, piante e gocce di pioggia fossilizzate. Un ecosistema preistorico di enorme valenza, preservato - come riportano i colleghi di PrimaPavia - su lastre di arenaria finissima.
Un tesoro rimasto conservato per milioni di anni, risalente al Permiano (l'ultimo periodo dell'Era Paleozoica) che si estende su un'area montuosa enorme a quasi tremila metri di altitudine di cui fa parte anche il Pizzo del Diavolo di Tenda (Carona, in alta Valle Brembana), il Pizzo dell'Olmo e il Pizzo Rondenino. A proteggere i fossili, finora, strati di argilla che si sono formati nel corso del tempo. Ma anche i successivi ghiacciai: è proprio a fronte del cambiamento climatico, che sta riducendo la copertura niveoglaciale, che questi reperti sono affiorati.
Il Parco delle Orobie Valtellinesi ha già avviato tutte le operazioni del caso per recuperare e conservare i preziosi reperti. Nell'estate del 2023 un team di ricercatori ha provveduto a mappare la posizione dei fossili lungo le pareti verticali delle montagne, attraverso l'utilizzo di droni e attrezzature specialistiche. L'obiettivo finale è quello di valorizzare il sito e, tramite il supporto di Regione e enti privati, di preservare e rende accessibile l'intero patrimonio.
Secondo me il clima fa quello che vuole in base al sole e l'attività umana c'entra pochissimo.
Questi importanti ritrovamenti, indicano anche un'altra cosa. Prima dei ghiacciai la temperatura era più alta e potevano viverci migliaia di animali. Oggi probabilmente abbiamo una temperatura che si alza, sciogliendo i ghiacciai presenti, ma evidentemente ancora più bassa di quella che c'era allora, nonostante gli allarmi sul riscaldamento globale odierni. Al caldo poi è subentrato il gelo, con i ghiacciai che arrivavano fino a Bergamo.