Sei aggressioni in 5 mesi: la testimonianza di un'infermiera di Psichiatria al Papa Giovanni
«Uno stato di affaticamento e spesso anche di frustrazione: la preoccupazione è sempre più rivolta alla sicurezza»
Si vive e si lavora accompagnati da «uno stato di affaticamento e spesso anche di frustrazione, e malgrado permanga il desiderio di provare ad aiutare i nostri pazienti la preoccupazione è sempre più rivolta alla sicurezza, fondamentale per me, i miei colleghi e per chi è ricoverato».
Dal reparto psichiatria dell'ospedale di Bergamo si alza la voce di Paola Acerbis: infermiera, delegata della Fp-Cgil. Lo fa in occasione dell'assemblea nazionale dei lavoratori dedicata a quel delicato settore che si occupa quotidianamente dei servizi di sanità mentale.
Al centro della discussione il tema della sicurezza: l'aggressione nei confronti di Barbara Capovani, psichiatra uccisa lo scorso aprile all'ospedale Santa Chiara di Pisa da un suo ex paziente ha infatti messo in luce un malessere che tra i lavoratori di quel settore è concreto e reale.
Sei aggressioni in cinque mesi
«Da gennaio a fine maggio, nel reparto di psichiatria dell'ospedale Papa Giovanni, abbiamo contato sei aggressioni: un numero alto rispetto al passato» ha raccontato Paola Acerbis. Con lei in reparto lavorano altri cinquantuno colleghi, per la maggior parte donne. «Molti accorgimenti migliorativi sono stati adottati dopo la triste vicenda dell'incendio che era costato la vita a una giovanissima paziente nell'agosto del 2019, una tragedia che aveva traumatizzato parecchi di noi e a seguito della quale avevano lasciato il reparto circa venti lavoratori».
Sostituiti, successivamente, da ventotto nuovi: «Il turn over, dunque, è stato elevato con le conseguenze del caso, visto che occorre un certo lasso di tempo per ambientarsi». I locali del terzo piano, dove è avvenuta la tragedia, sono stati infatti sottoposti ad ammodernamento del sistema di videocamere per la sorveglianza, anche a infrarossi. «Una novità indubbiamente positiva ed efficace - ha sottolineato Acerbis -. Al quarto piano, però, il sistema è rimasto quello vecchio».
Un reparto mutato rispetto al passato
La lavoratrice riferisce di un reparto di psichiatria «considerevolmente cambiato negli ultimi tempi, con patologie diverse rispetto al passato». A questa sensibile trasformazione e alle difficoltà che porta con sé, si aggiungerebbero poi le condizioni non ottimali dei servizi sanitario e sociale a disposizione. «La rete territoriale è infatti depauperata, quella ospedaliera è in affaticamento. Sentiamo una difficoltà concreta nel ricollocare i pazienti entro strutture territoriali e di comunità, una volta in grado di lasciare il nostro reparto».
La questione non è di semplice soluzione, e certo richiede un approccio complesso e molteplice. «Il problema viene soprattutto dalle regole di sistema. A oggi il territorio non ha le risorse per accogliere e gestire questi tipi di utenza e perciò assistiamo a fenomeni per i quali un servizio di acuzie come il Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (Spdc) di un ospedale si trasforma di fatto in una degenza - dichiara Giorgio Locatelli, segretario generale della Fp-Cgil di Bergamo -. La nostra attenzione al tema è sempre stata e sempre rimarrà alta. In ballo ci sono la salute e la sicurezza di persone fragili, dei nostri lavoratori e delle nostre lavoratrici».