Trasporto pubblico

Sindacati bergamaschi contro Arriva Italia: «Turni anche da 14 ore, pensa solo al profitto»

Le sigle comunicano la ripresa dello stato di agitazione a seguito del mancato accordo sul contratto integrativo e attaccano frontalmente la società

Sindacati bergamaschi contro Arriva Italia: «Turni anche da 14 ore, pensa solo al profitto»

Le sigle sindacali Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Faisa Cisal e Ugl Autoferrotranvieri hanno comunicato oggi (venerdì 5 settembre) la ripresa dello stato di agitazione in tutti i depositi aziendali di Arriva Italia della provincia di Bergamo a seguito del mancato accordo sul contratto integrativo. «Abbiamo tentato in tutti i modi di evitare la riapertura delle procedure congelando l’agitazione sindacale. Tuttavia, nonostante tutti i nostri tentativi di arrivare a un punto di mediazione, l’azienda ha rigettato tutte le nostre proposte», spiegano.

«Preferiscono il conflitto sociale»

Nell’azienda, il rinnovo del contratto di secondo livello manca dal 2017, «praticamente un’altra era, considerando il Covid, l’inflazione, la recessione e tante altre situazioni che rendono necessari seri interventi contrattuali dal punto di vista economico e normativo a tutela del salario», commentano Paolo Turani (Filt Cgil), Pasquale Salvatore (Fit Cisl), Adriano Villa (Uiltrasporti), Antonio Chimirri (Faisa Cisal) e Luigi Dionisio (Ugl Autoferrotranvieri). E questo, dicono ancora i sindacati, in un periodo in cui molte aziende di trasporto pubblico del territorio hanno investito per migliorare il servizio offerto e per contenere la disaffezione dei dipendenti: «Arriva Italia sta andando in controtendenza e sembra preferire il conflitto sociale».

Turni anche da 14 ore

«Arriva Italia, seppur consapevole di essere poco attrattiva nel mercato del lavoro e dove anche i propri lavoratori sempre più spesso scelgono di lavorare per altre aziende – continuano le sigle nel loro comunicato -, ha scelto lo strumento del subappalto, peggiorando di fatto il servizio a discapito di tutti i cittadini e svilendo le proprie risorse lavorative. Riteniamo praticamente inaccettabile che nel 2025 alcuni lavoratori debbano essere impegnati fino a 14 ore al giorno, a fronte di una giornata lavorativa che vale 6 ore e 30 minuti. Altrettanto inaccettabile è che dal 2017 siano mantenute ferme le competenze economiche delle indennità contrattuali».

«Non si premino aziende così»

Il momento scelto per riaprire lo stato di agitazione non è casuale: l’Agenzia del Tpl di Bergamo ha infatti dichiarato di voler procedere con le gare di appalto provinciali del servizio nel 2026. «Ci chiediamo se sia corretto che gli altri operatori del settore – dicono i sindacati coinvolti -, che investono nel servizio pubblico e fanno sforzi economici notevoli per garantire un servizio pubblico degno di questo nome per soddisfare le esigenze di un territorio come quello bergamasco, debbano essere penalizzati da aziende che non investono e si preoccupano solamente di fare utili milionari».

Le sigle fanno poi un «invito» alle istituzioni e – soprattutto – all’Agenzia del Trasporto bergamasco «a fare le debite riflessioni, per far sì che la gara non sia premiante per quelle aziende che non investono e fanno dumping contro le aziende serie, andando esclusivamente nella direzione del profitto a discapito della qualità dell’offerta del servizio, disattendendo il ruolo “sociale” che il trasporto pubblico riveste. In più occasioni abbiamo chiesto che ci venisse fornita la lista delle aziende che operano in subappalto, per verificare le condizioni del lavoro dei loro dipendenti, ma non ci è stata mai fornita».