Spettacolo cinese poco gradito a Pechino al Donizetti. E l'ambasciatore chiede conto al Comune
La rappresentazione è tradizionalista e "anticomunista", per cui non piace affatto al partito che governa il Paese asiatico
«La Cina prima del comunismo»: così si presenta lo spettacolo Shen Yun, in scena al Donizetti dal 5 al 7 aprile. E tanto è bastato per provocare il disappunto di Pechino, con le autorità diplomatiche che, come riportato dal Corriere Bergamo, prima hanno protestato per la rappresentazione in scena a Bergamo, poi hanno chiesto conto, tramite l’ambasciatore cinese, all’assessore alla Cultura di Bergamo Nadia Ghisalberti.
Il motivo dell'ostilità cinese
Una questione molto complicata, legata sia ai temi dello spettacolo, che porta il nome della compagnia che lo organizza, che ai suoi legami con il Falun Gong, un movimento spirituale poco gradito al Partito Comunista cinese, che lo ha bandito dal Paese nel 1999. Nelle scene dello Shen Yun si susseguono racconti e leggende della tradizione del Dragone, balletti, coreografie e musiche molto particolari.
Fanciulle celesti danzanti, mongoli che cavalcano nelle praterie, storie classiche del loro patrimonio culturale e le vicende degli eroi antichi. La tesi della produzione di Shen Yun - come del resto spiegano sul loro sito ufficiale -, basata in America proprio per i contrasti con la nazione asiatica, è che con decenni di ideologia comunista gran parte di questa antica cultura sia andata distrutta o dimenticata.
Il teatro è stato solo affittato
Da qui, allora, si comprende come mai il rappresentante cinese abbia chiesto conto dello show all’esponente della Giunta Gori. Il fatto è che né il Comune, né tantomeno la Fondazione Donizetti, hanno preso iniziative: lo spazio del teatro è stato infatti solo affittato dalla produzione. Come spesso accade, il governo di Pechino non ha fatto alcuna richiesta diretta, ma ha fatto notare che lo spettacolo era poco gradito. Come a significare: adesso agite come meglio ritenete.