Tante incertezze per gli orfani ucraini ospitati in Bergamasca, aperti diversi scenari
In più di una trentina hanno fatto richiesta di protezione internazionale, ma le procedure saranno lunghe e con possibili nuovi strappi
È terminata mercoledì 21 agosto la richiesta di protezione internazionale per i trenta orfani Ucraini sopra i 12 anni che hanno inoltrato la domanda, ma le procedure saranno ancora lunghe. Restano quindi ancora con il fiato sospeso le famiglie di Bedulita e di Rota Imagna che hanno accolto i minori dopo la guerra.
Le richieste potrebbero rimanere aperte per anni, come succede spesso con i migranti. Tuttavia, data la situazione e l'età dei ragazzi coinvolti, i tempi potrebbero essere ridotti grazie alla creazione di un canale speciale, la cui effettiva realizzazione non è però una certezza.
Cosa potrebbe succedere
In qualsiasi caso, come sottolinea il Corriere Bergamo, le situazioni che si andranno a creare non saranno comunque facili da gestire. Dopo la decisione del Tribunale di Brescia, comunicata proprio a ridosso della partenza, di revocare l'autorizzazione al rimpatrio che la corte stessa aveva dato a luglio, si sono aperti nuovi scenari. Il tribunale ha specificato infatti che per settembre prenderà stabilirà chi resta e chi parte.
Tra i ragazzi, c'è chi vuole restare e chi vuole invece tornare. Ci sono anche tre giovani che hanno fratelli più piccoli (accolti a Pontida) che non hanno potuto inoltrare la richiesta perché non ancora dodicenni. E così rischiano di doversi separare, creando ulteriori dolori.
L'incertezza delle comunità alloggio
Non solo, anche se le richieste andassero a buon fine, comunque la situazione dei ragazzi non sarebbe certa: i minori non accompagnati sotto protezione dovrebbero infatti andare in comunità alloggio. In Lombardia non ci sono però abbastanza posti liberi e così il gruppo potrebbe essere disperso in varie regioni.
Potrebbero però continuare a restare tra Bedulita, dove il sindaco ha già dato la sua disponibilità, e Rota. Qui le voci di paese parlano di una certa ritrosia del primo cittadino Giovanni Locatelli che però al Corriere Bergamo ha sottolineato: «Abbiamo avuto problemi quando il numero era grande e c’erano gli adolescenti che causavano diversi guai. Con un piccolo numero di bambini non ci sono problemi».
Grande stress
La situazione è controllata e guidata anche da nove ispettori e psicologi ucraini, arrivati appositamente in Valle. Il primo settembre è previsto che entrino in funzione anche dei nuovi educatori. Nel mentre, stanno per riprendere le attività scolastiche. Gli istituti apriranno infatti tra una settimana in Ucraina e tra tre in Italia. Tutti i bambini sono stati iscritti nei rispettivi istituti come se dovessero restare in blocco.
Fra le famiglie ospitanti lo stress è alto, anche se gli adulti cercano di dissimularlo, per rassicurare i più piccoli: «La situazione, con notizie che si accavallano, è molto stressante per i bambini e cerchiamo di lasciarli il più possibile tranquilli. Non sono nemmeno così sicuro che anche chi ha chiesto la protezione sia al sicuro, la speranza è appesa a un filo», conclude Alberto Frambosi dell'associazione Arca di Leonardo.
Signor Paolo, così funziona questo paese, purtroppo. Ho scritto un commento al riguardo, giorni or sono, proprio per lo stesso motivo. Apriti cielo. Tutti i benpensanti, falsi, ipocriti, sepolcri imbiancati ecc. si sono scatenati, contro di me ovviamente. Questa è l'italia, le istituzioni, i politicanti, pronti a dare denaro, assistenza ad altre persone, armi, ecc. ad altri paesi, dimenticandosi, delle persone del loro paese. Cosa non si fa, per avere qualche voto in più!!!!!!!!
Tutta accoglienza a spalle nostre . Per noi italiani invece neanche le visite mediche in ospedale