Tarlo asiatico in Bergamasca, sono più di mille le piante tagliate in otto anni
L'esempio di Curno, uscito dalla fase critica, e di altri paesi tra abbattimenti massicci e nuove piantumazioni. Dal 2017 a oggi...

Era il 2015 quando l'Unione Europea lo dichiarò pericoloso e il 2017 quando la sua presenza venne individuata per la prima volta in Bergamasca, a Trescore Balneario. Da allora sono passati otto anni e periodi di grande allerta per Bergamo e altri comuni della provincia.
In particolare, secondo la ricostruzione e le infografiche prodotte da L'Eco di Bergamo, i focolai sono stati cinque: Curno e Treviolo, San Paolo d'Argon e Trescore, Costa Volpino e Lovere, Grumello del Monte, Ghisalba. A essere colpite sono le piante ornamentali urbane, come aceri e ippocastani, ma anche quelle degli ecosistemi forestali naturali come olmi, pioppi, salici e betulle. Una flora tipica dei nostri parchi e aree verdi.
Gli abbattimenti
Per arginare questi focolai, nel complesso sono state più di mille le piante tagliate, spesso anche per un solo caso, come successo per esempio al parco della Trucca dove a marzo ben 119 piante sono state abbattute in una volta sola per colpa del coleottero. È anche capitato che lì dove erano stati fatti degli interventi per eradicare la specie, poi comunque questa si sia ripresentata.

Basta infatti poco, una disattenzione o una regola non rispettata, a dare il via libera a questi insetti. Per questo, le reazioni possono essere molto dure, come nel caso della multa che rischiano gli autori di un taglio d'albero non approvato, fatto a Treviolo solo qualche giorno fa.
Le ripiantumazioni
Per sanare l'abbattimento di tanti alberi, di volta in volta i comuni hanno proceduto con delle nuove piantumazioni. Anche nel caso più recente di tutti, quello di Lovere, dove sono stati un centinaio gli alberi abbattuti per il pericolo tarlo, l'amministrazione ha promesso: «I sette posti auto in più che si sono venuti a creare fanno molto comodo e quindi non andremo a posizionare lì nuovi alberi. Certamente ripiantumeremo nella zona delle Reme, l'altra area colpita dal tarlo asiatico, e troveremo il modo di compensare le piante che abbiamo perso in via Gobetti».
In questi casi, le nuove piante sono di specie resistenti al tarlo e hanno nomi che suonano forse meno alle orecchie dei bergamaschi, come ginko, bagolari, alberi di Giuda, ma anche storace americano e liriodendro. Ma ci sono anche le comuni querce.
L'esempio di Curno

Buone notizie arrivano da alcuni paesi, dove L'Eco di Bergamo spiega che l'emergenza è terminata. Lo conferma il sindaco, Andrea Saccogna, che ricorda come tra il 2023 e il 2024 sono state tagliate oltre duecento piante, alcune nel centro abitato, molte di più sugli argini del fiume Brembo, ma anche che «grazie a questo intervento siamo usciti dalla fase critica e Ersaf ha già provveduto a mettere a dimora nuovi alberi: un centinaio in centro, circa cinquecento sul fiume».