L'appello

Temperature "tropicali" nelle Rsa bergamasche, «si investa su impianti di climatizzazione»

Con l'arrivo del gran caldo in provincia, Fp Cisl chiede alle istituzioni regionali e locali «finanziamenti dedicati». A soffrire è anche il personale, già sotto pressione

Temperature "tropicali" nelle Rsa bergamasche, «si investa su impianti di climatizzazione»
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Con l'arrivo dell'estate e, soprattutto, del gran caldo, la situazione nelle Rsa (Residenze sanitarie assistenziali) si fa sempre più critica. Le strutture ospitano infatti gli anziani, cioè tra i soggetti più fragili e vulnerabili della nostra società, eppure lì si riscontrano spesso temperature sopra i 30 gradi, non essendo - in molti casi - dotate di un adeguato sistema di climatizzazione.

«Una situazione d'emergenza»

A lanciare l'allarme per la situazione riscontrata in diverse Rsa della provincia di Bergamo è la Fp Cisl, che chiede agli organismi preposti, in primis ad Ats Bergamo, di «mettere fine a questa situazione di emergenza che puntualmente si ripete a ogni estate, monitorando costantemente le condizioni ambientali all’interno delle strutture, coinvolgendo anche le famiglie, i Comitati ospiti e parenti e gli operatori professionisti della cura e dell’assistenza nelle decisioni per migliorare la qualità di vita degli ospiti residenti».

Il sindacato ritiene infatti incomprensibile che si sia ancora imposto un obbligo normativo specifico per le Rsa di garantire un microclima degno di questo nome. «La normativa regionale e nazionale si concentra di più sui requisiti igienico-sanitari e di sicurezza - spiega Fp Cisl -, mentre per la climatizzazione si rimanda alle buone pratiche di gestione ambientale di ogni singola struttura». Eppure «il caldo torrido non è solo un disagio, ma una minaccia concreta per la salute degli anziani, che possono andare incontro a disidratazione e all’aggravamento di esistenti patologie cardiocircolatorie, respiratorie, renali e psichico-comportamentali».

Un problema anche per il personale

Effettivamente, diverse Rsa non sono dotate di impianti di climatizzazione. Il motivo è semplice: costano molto e i bilanci delle Fondazioni non permettono investimenti di questo tipo. La calura viene dunque combattuta tutt'al più attraverso l'uso di ventilatori portatili, i quali però muovono semplicemente l'aria senza abbassare la temperatura ambientale. Inoltre, questi strumenti stimolano la sudorazione e aumentano quindi il rischio di disidratazione se la persona esposta non assume contemporaneamente grandi quantità di liquidi.

La situazione, inoltre, si ripercuote anche sul personale, con medici, infermieri, operatori socio-sanitari, ausiliari socio-assistenziali, fisioterapisti ed educatori che, oltre a doversi confrontare con la cronica carenza di personale e il conseguente aumento dei carichi di lavoro, in questi mesi si vedono costretti a lavorare in ambienti spesso faticosamente vivibili, sottoposti a operare in condizioni di forti sollecitazioni da stress psico-fisico e da calore.

«Servono interventi immediati e decisi»

In alcune Rsa, in realtà, i condizionatori sono presenti, ma Fp Cisl sottolinea come spesso non funzionino o siano attivi solo parzialmente, «aggravando il rischio per la salute e il benessere degli anziani e l’ulteriore affaticamento degli operatori. La mancanza di manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti, quando presenti, è una delle cause principali di queste criticità, che rimane comunque correlata alla capienza finanziaria dei bilanci».

Da qui la volontà del sindacato bergamasco di lanciare un appello per «garantire un ambiente salubre nelle strutture di assistenza e cura. Il nostro intento è quello di sollecitare interventi immediati e decisi da parte delle istituzioni regionali e locali, anche con finanziamenti dedicati, per progettare, completare e attivare gli impianti di climatizzazione e garantire la manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti esistenti. La dignità, la salute e il benessere delle persone più fragili devono diventare una priorità in un paese che invecchia sempre di più».

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