Si è riunito per l’ultima volta ieri sera (venerdì 17 ottobre) il presidio permanente giornaliero di Piazza Matteotti, a Bergamo, per protestare contro i crimini di guerra di Israele in Palestina e a sostegno della Global Sumud Flotilla.
Ospite dei manifestanti era stato settimana scorsa anche Dario Crippa, l’attivista bergamasco 25enne, figlio dell’assessore Marzia Marchesi, arrestato e poi rilasciato dallo Stato ebraico dopo il blocco dell’imbarcazione sulla quale viaggiava, lo scorso 2 ottobre. Il rientro in Italia, dopo una permanenza nel carcere di Kesdiot nel deserto del Negev, era avvenuto nella serata del 6 ottobre e il giorno successivo il giovane aveva raccontato la sua esperienza davanti a Palazzo Frizzoni.
Un presidio di 47 giorni
«Sono stati 47 giorni intensi, in cui si sono unite realtà organizzate e singoli cittadini di estrazione sociale, culturale e politica diversa, ma accumunati dall’indignazione» hanno dichiarato i manifestanti.
«Abbiamo organizzato eventi significativi, tenuto contatti giornalieri con la Flotilla, parlato con i cittadini, partecipato alle manifestazioni e agli scioperi che si sono svolti in città. Siamo stati e siamo con orgoglio un piccolo ma significativo pezzo del movimento spontaneo che ha fatto irruzione nelle piazze di Bergamo. Un movimento composto in particolare da giovani che, per la prima volta, hanno preso in mano il loro destino».
Torneranno in Piazza ogni mese
I responsabili del presidio hanno precisato che la loro iniziativa per Gaza non si concluderà qui. Il loro impegno proseguirà con altre modalità. «Continuiamo a essere “equipaggio di terra”, come ci ha definito Dario. Pensiamo ci sia ancora molto bisogno di occupare la piazza per dare visibilità e voce alle tante ingiustizie in cui siamo immersi».
Hanno quindi annunciato che si ritroveranno in piazza ogni 29 del mese, a partire da ottobre, oltre a tutte le volte in cui riterranno opportuna la loro presenza a sostegno della Palestina. «Il giorno non è scelto a caso: il 29 novembre è la Giornata internazionale della solidarietà con il popolo palestinese, indetta dall’Onu. Il presidio ha fatto di piazza Matteotti l’agorà di cui c’era bisogno. Non vogliamo disperdere questa ricchezza, ma vogliamo valorizzarla individuando nuove forme di lotta e di impegno civile».
Il flash mob di Italia-Israele
È invece di questa mattina il flash mob, davanti alla Prefettura, dell’associazione Italia-Israele Bergamo, per celebrare il ritorno a casa degli ultimi ostaggi sopravvissuti e ricordare le vittime del massacro compiuto da Hamas. Alla presenza di oltre cinquanta persone, l’iniziativa ha voluto dare il bentornato a chi ha vissuto 738 giorni di prigionia. Ricordando, al tempo stesso, i diciotto ostaggi uccisi dai miliziani ancora dispersi a Gaza, auspicando che possano presto tornare alle loro famiglie per ricevere degna sepoltura e pace.
L’associazione ha voluto anche ringraziare le istituzioni nazionali per i numerosi appelli formali al rilascio degli ostaggi, mantenendo alta l’attenzione e la solidarietà verso le famiglie coinvolte. Nel corso del flashmob è stato anche letto il testo della Canzone senza nome di Shalom Hanoch ed è stata ascoltata HaBayta, la canzone simbolo delle famiglie degli ostaggi.
L’appello per la pace
Durante gli interventi, è stata inoltre ribadita la condanna ferma di Hamas: «Non è una forma di resistenza – hanno dichiarato gli organizzatori – ma una dittatura fondamentalista, responsabile di aver sacrificato il proprio popolo e di continuare a negare ogni possibilità di pace».
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Durante l’iniziativa è stato esposto uno striscione con le bandiere di Israele e Palestina, unite dalla parola «Pace» scritta in quattro lingue – italiano, ebraico, arabo e inglese -, segno di coerenza con la posizione da sempre sostenuta dall’associazione: due popoli e due Stati.
«Abbiamo voluto ribadire che la pace si costruisce nel dialogo e nel rispetto reciproco – ha detto il presidente Matteo Oriani -. A Bergamo vogliamo promuovere un messaggio di unione, capace di superare le contrapposizioni e di restituire centralità al valore della vita umana, di ogni popolo». Lo striscione verrà donato all’Amministrazione, con l’auspicio che possa essere esposto pubblicamente come simbolo di pace e di fratellanza.