Cologno al Serio

Tolti i ceppi pericolosi rimasti lungo la Francesca dopo la strage di alberi

La Provincia ha provveduto nei giorni scorsi. Erano state amare le considerazioni di un consigliere comunale e di un automobilista sul rischio rappresentato da quel che restava dei tronchi tagliati

Tolti i ceppi pericolosi rimasti lungo la Francesca dopo la strage di alberi
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I ceppi degli alberi tagliati nelle scorse settimane lungo la Francesca non rappresenteranno più un rischio mortale per motociclisti o ciclisti che malauguratamente fossero finiti fuori strada. Le proteste dei cittadini e degli ambientalisti non sono servite a fermare la strage fatta in un nome della «sicurezza stradale» ma almeno quelle per il reale pericolo rappresentato dei ceppi non sono cadute nel vuoto. Sono stati infatti ridotti a segatura.

Un rischio scongiurato

"Per giustificarsi la Provincia si è arrampicata sugli specchi - aveva affermato lapidario in Aula il consigliere del centrodestra Robert Carrara nell'ultima seduta del 2022 - in ogni caso gli alberi potevano anche tagliarli meglio: sono rimasti i ceppi e forse sono anche più pericolosi delle piante stesse, quindi il Comune dovrebbe farsi sentire e richiamare all’opera la Provincia per farli sistemare".

"Non mi capacito di come ancora oggi si possano lasciare ceppi di alberi a bordo strada: mio fratello morì a 26 anni proprio finendoci contro con la moto oltre 40 anni fa"

Aveva raccontato all'indomani del taglio indiscriminato Giuliano Mazzola, ex autista 82enne originario della Brianza ma trasferitosi da anni nella Bassa, che aveva lanciato un appello per la rimozione dei ceppi.

"Quando ho visto i ceppi sulla Francesca mi sono venuti i brividi, mi è sembrato incredibile che ne avessero lasciati lungo una Provinciale così trafficata - ha affermato sconcertato - I tronchi tagliati a livello della carreggiata sono molto più pericolosi degli alberi, che si vedono bene e, nel caso si esca di strada, se protetti da guard-rail l’impatto è meno violento. Al contrario i ceppi sono ostacoli insidiosi: non sono segnalati e non c’è alcuna protezione".

Poi la mente era corsa al lontano 8 novembre 1981, quando perse la vita il fratello Danilo, giovane padre di un bimbo di sei anni.

"Era in sella alla sua “Benelli” diretto al parco di Monza, all’autodromo - ha ricordato - non è mai stato chiarito se abbia perso il controllo per il fondo sdrucciolevole o perché ha attraversato un animale o altro, ma è scivolato con la moto fuori strada: portava il casco ma nello schianto contro il ceppo di un albero si è recisa la giugulare ed è morto dissanguato prima che arrivassero i soccorsi. È stato come se fosse finito su una lama. Le piante che costeggiavano la carreggiata erano state tagliate il giorno prima... Sono passati decenni e la cultura è molto cambiata in Brianza, non si tocca un albero se non è malato e anche i privati devono motivare eventuali tagli. Qui invece vedo che si abbatte spesso e volentieri, vivo in pianura da anni e i filari sono sempre più radi. Se gli alberi non fossero stati segati chissà, forse Danilo sarebbe ancora vivo... Invece non ha avuto scampo. Ma anche nel posizionare i guard-rail serve acume: sono troppo alti rispetto al suolo, un motociclista ci si può infilare sotto e allora sono guai".

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