Torre Boldone, nel Giorno della memoria parla di «nuova dittatura»: il sindaco caccia l'assessore
Macario ha subito preso le distanze da Rotini: «Paragonare le scelte del Governo alla pagina più tragica della nostra storia è intollerabile»
«E oggi sarebbe la Giornata del ricordo? A che pro? Da due anni milioni di ciechi ipocondriaci non vedono i segnali della nuova dittatura, con relative discriminazioni e apartheid, ma per piacere, schiavi e zitti». Tre righe pubblicate su Facebook il 27 gennaio, che sono costate il posto da assessore all’Edilizia privata e all’Urbanistica a Gianni Rotini, sollevato dall’incarico dal sindaco di Torre Boldone Luca Macario.
Il primo cittadino, assumendo le deleghe fino alla nomina di un nuovo assessore, ha subito preso le distanze dalle tesi espresse sui social, definendo le dichiarazioni negazioniste dell’ormai ex assessore incompatibili con il pensiero e le azioni dell’Amministrazione.
«Indipendentemente dalle idee che ognuno di noi ha – sottolinea Macario in un comunicato stampa -, paragonare le scelte attuali del governo alla pagina più tragica della nostra storia e a persone che sono state deportate, umiliate, torturate, annientate psicologicamente e brutalmente assassinate è intollerabile e va condannato con estrema fermezza».
«Ho sempre difeso la libertà di espressione di tutti e manifestare le proprie idee è giusto oltre che costituzionalmente garantito, ma ci sono limiti che non dovrebbero mai essere superati – aggiunge il sindaco -, soprattutto in una giornata come quella della memoria e soprattutto dopo che alcuni giorni prima eravamo insieme ad autorevoli esponenti dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane al Memoriale della Shoah di Milano per ricordare i tanti che hanno subito tali inaudite barbarie».
«Non ho potuto tollerare le indegne provocazioni dell’assessore Rotini – conclude Luca Macario -, che ritengo inaccettabili perché insultano le vittime di tutti i crimini contro l’umanità ed esprimo il più risoluto rifiuto della vergognosa strumentalizzazione di quella che è la più grande tragedia del XX secolo».