il report del centro nazionale trapianti

Trapianto di polmone, il Papa Giovanni ai primi posti in Italia per qualità e sicurezza

L’analisi ha preso in esame l’attività di trapianto di polmone dal 2002 al 2019. Il tempo medio d’attesa in lista nel 2019 è stato di 5,8 mesi, meno della metà della media nazionale che è di 12,1 mesi

Trapianto di polmone, il Papa Giovanni ai primi posti in Italia per qualità e sicurezza
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Ottimi indici di sopravvivenza, buon livello di sicurezza per il paziente, gestione efficiente delle liste d’attesa (tanto da dimezzare i tempi per il trapianto) e forte specializzazione pediatrica: sono le performance del centro trapianti di polmone del Papa Giovanni XXIII, valutate dal Centro nazionale per i trapianti tra le migliori in assoluto rispetto ai dieci centri attivi in Italia.

L’analisi effettuata dal Cnt ha preso in esame l’attività di trapianto di polmone dal 2002 al 2019, periodo in cui sono stati trattati 3.474 pazienti, adulti e pediatrici, iscritti nelle liste d’attesa italiane.

Gli esiti del trapianto e la sicurezza per il paziente

Tutti i 170 pazienti trapiantati all’ospedale di Bergamo dal 2002 al 2019, al pari degli altri centri, seguono un percorso di follow up che permette di misurare gli esiti del trapianto a distanza di anni. Per i 146 adulti trapiantati risultano superiori alla media nazionale sia la sopravvivenza a cinque anni del paziente, il 58 % dei casi contro una media del 49,6%, sia la sopravvivenza dell’organo, il 55% dei casi contro il 46% nazionale (secondo posto in Italia).

La sopravvivenza del paziente adulto trapiantato a Bergamo nei diciotto anni osservati è stata del 75,2% (contro il dato nazionale del 72,3%), mentre quella dell’organo è stata del 74,2% (contro una media del 71,9%). Il Papa Giovanni si posiziona quindi come primo centro del Nord Italia, secondo in assoluto dopo Palermo.

L’analisi statistica del Cnt ha anche elaborato un indicatore riconducibile al concetto di sicurezza, il cosiddetto “effetto centro”, che misura i casi di fallimento del trapianto e di decesso del paziente e li raffronta con il dato atteso. Il Papa Giovanni si posiziona nella metà “virtuosa” della classifica, insieme ai centri che garantiscono una minore casistica di fallimenti e decessi rispetto a quelli attesi, con un “effetto centro” pari a -0,0452.

I tempi d’attesa per il trapianto nel 2019

Il report prende in esame i flussi di lista per l’anno 2019, realizzando una sorta di fotografia dei tempi di attesa per arrivare al trapianto di polmone per i pazienti presi in carico nei vari centri in Italia. In rapporto ai 21 pazienti totali iscritti in lista nel 2019, i 13 trapianti effettuati sono pari al 61,9% del totale, indice che fa registrare al Papa Giovanni XXIII il valore più alto in Italia (la media nazionale è del 27,4%). Il centro di Bergamo risulta anche al primo posto in Italia per capacità di rispondere ai pazienti in lista a inizio anno e al secondo posto per capacità di soddisfare le nuove richieste arrivate in corso d’anno. Il tempo medio d’attesa nel 2019 è stato di 5,8 mesi, meno della metà della media nazionale che è di 12,1 mesi. Inoltre, nel 2019 non si sono verificati decessi in lista d’attesa a Bergamo, unico centro in Italia.

Le nuove tecniche introdotte

Al Papa Giovanni, grazie all’iniziativa pionieristica di Michele Colledan, sono state introdotte tecniche innovative per aumentare la disponibilità degli organi e migliorare le performance. In collaborazione con il Coordinamento prelievi e trapianti d’organo è stato introdotto il prelievo di polmone “a cuore fermo”, cioè da donatori non deceduti per morte cerebrale ma per arresto cardiaco. Sul fronte degli interventi di trapianto, la tecnica split prevede la divisione di un polmone per crearne due da trapiantare e la metodica Evlp punta al miglioramento dell’organo da trapiantare. Non sono mancati i casi clinici più delicati, come i due trapianti di polmone su due bambine di 6 e 14 anni, utilizzando organi divisi a metà da donatori più grandi.

Per tanti anni i trapianti di polmone sono stati effettuati in tandem da Michele Colledan, direttore del Dipartimento insufficienza d’organo e trapianti, e da Alessandro Lucianetti, ora direttore della Chirurgia 1 generale e toracica. Oggi molta dell’attività trapiantologica viene portata avanti anche da Domenico Pinelli e dallo staff chirurgico della Chirurgia 3 – trapianti addominali. In fase operatoria per supportare le funzioni cardiache e polmonari del paziente viene utilizzato un sistema extracorporeo di circolazione, grazie all'esperienza della Cardiochirurgia e dei tecnici della perfusione; Il servizio Simt - Immunoematologia e Medicina trasfusionale, diretto da Anna Falanga, per esempio, garantisce sempre la disponibilità del sangue necessario.

«È interessante osservare come i risultati siano buoni nonostante un volume di attività limitato – commenta il dottor Colledan -. Penso che questo sia dovuto in buona parte a una peculiarità del nostro centro, dove il programma di trapianto polmonare è gestito dalla stessa equipe chirurgica che si occupa del trapianto di fegato, che ha una casistica molto più frequente. Naturalmente si tratta di attività non identiche, ma il “processo trapianto” presenta grandi affinità da organo ad organo. Si crea così una competenza specifica trapiantologica della quale beneficiano anche gli organi trattati meno frequentemente, quali appunto il polmone, ma anche l’intestino. Un altro aspetto fondamentale è l’elevatissimo livello d’integrazione tra le componenti mediche, chirurgica, anestesiologico-rianimatoria ed infermieristica».

Dopo il trapianto il paziente viene trasferito in terapia intensiva pediatrica; poi, dopo un eventuale passaggio in chirurgia, se necessario, in pneumologia per la gestione fino alle dimissioni e per il successivo follow up. «Per la pneumologia – spiega il direttore Fabiano Di Marco -, impegnata anche nell’attività di ricondizionamento polmonare insieme ai colleghi anestesisti, è uno degli ambiti di maggior investimento, come dimostra l’arrivo nell’equipe, che già includeva i medici Cristina Pugliese e Piercarlo Parigi, di Marta Beretta, bergamasca e con una consolidata esperienza al centro trapianti dell’Ismett di Palermo».

I trapianti pediatrici

L’ospedale di Bergamo con 24 trapianti effettuati sui bambini ha realizzato poco meno di un trapianto su quattro sul totale dei 109 trapianti pediatrici effettuati in diciotto anni in Italia. A un anno dal trapianto, a Bergamo si registrano le migliori performance del Nord Italia per sopravvivenza del paziente pediatrico (78,9% contro il 70,7% della media nazionale) e per sopravvivenza dell’organo (74,2% contro il dato medio del 66,7%). Il paziente pediatrico subito dopo il trapianto è seguito dalla Terapia intensiva pediatrica di cui è responsabile Ezio Bonanomi, mentre la successiva gestione e il follow up sono affidati alla Pediatria diretta da Lorenzo D’Antiga.

«La pediatria è altamente specializzata nel trapianto d’organo nei bambini, incluso quello di polmone – sottolinea D’Antiga -. Grazie alle abilità chirurgiche, rianimatorie e alle competenze internistiche pediatriche il Papa Giovanni è uno dei pochissimi centri in Europa in grado di offrire una possibilità di cura alla maggior parte di pazienti pediatrici che necessitano di un trapianto».

«L’attività di trapianti è nel dna del nostro ospedale – conclude il direttore generale Maria Beatrice Stasi -. Offrire con il trapianto le risposte più appropriate per patologie così gravi richiede il coinvolgimento di tanti professionisti».

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