L'esperimento

Troppi piccioni in città? Il Comune di Bergamo gli somministra l'anticoncezionale

Tre mesi fa Palazzo Frizzoni ha avviato una prova su nove colonie di volatili, con un mangime che rende infeconde le uova

Troppi piccioni in città? Il Comune di Bergamo gli somministra l'anticoncezionale
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A Bergamo ci sono migliaia di piccioni. Fin qui, nessuna novità, è un fenomeno che interessa tutte le città italiane. Il problema è che invadono piazze e strade, li si trova alla stazione e potrebbero portare malattie. Inoltre, producono all'incirca dai dieci ai dodici chili di guano ciascuno in un anno e sono in grado di far nascere anche quattordici pulli nello steso periodo.

Insomma, bisogna tutelare questa specie urbana, ma al tempo stesso non si può permettere che si riproducano indiscriminatamente. Come spesso accade, la soluzione è arrivata dalla scienza, in particolare da un mangime di mais mischiato con una sostanza "anticoncezionale".

Avviata la sperimentazione in nove zone

Sì, avete capito bene. Il principio attivo della nicarbazina, questo composto, rende infeconde le uova delle femmine, per cui anche accoppiandosi (accade fino a sette volte l'anno, producono al massimo due uova ogni nidiata), non si concepirebbero dei piccoli volatili. Il Comune, come riportato oggi (venerdì 28 luglio), con l'assessore Stefano Zenoni ha avviato tre mesi fa la sperimentazione in nove punti della città, distribuendo il becchime dal lunedì al venerdì nelle zone delle piazze Mascheroni, Vecchia, Mercato delle Scarpe, Cavour, Sant’Anna, piazzale Alpini e nei parchi Suardi e del Galgario.

Nessun effetto sugli altri animali

Coinvolti 579 colombi, che verranno monitorati per capire - come spiegato dal professor Paolo Albonetti dell'Università di Genova - se il primo anno avverrà una stabilizzazione delle colonie, il secondo una riduzione. Come spiegato dal veterinario e consulente farmacologico Marco Pellizzari, non ha alcun effetto negativo sugli altri animali, compresi ovviamente cani e gatti, così come del resto sui piccioni stessi, che semplicemente non riescono a riprodursi, ma non subiscono alcuna conseguenza in termini di salute. In futuro, l'intento è di estendere il trattamento ad altre nove colonie di questi uccelli.

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