Un nuovo insetto minaccia la Bassa Bergamasca: è la Popillia japonica
Questo coleottero di origini giapponesi devasta piante di vite, prati, roseti, coltivazioni di mais e soia. A Treviglio le segnalazioni
Non bastava il tarlo asiatico. La Bassa Bergamasca deve far fronte a una nuova minaccia per le proprie colture: si tratta della Popillia japonica, un coleottero di origine giapponese tanto piccolo quanto devastante. I danni che provoca, di fatto, sono ingenti: piante di vite e alberi da frutto mangiucchiati, prati secchi, roseti, coltivazioni di mais e soia devastati, anche i tigli sono a rischio.
Una nuova specie, che proprio nuova non è: la sua presenza, come riportano anche i colleghi di PrimaTreviglio, è infatti segnalata almeno dal 2014 in Lombardia. Soprattutto nella zona occidentale, a confine con il Piemonte. Qualche segnalazione nella nostra provincia c'era stata, ma mai si era verificata un'invasione di questo calibro.
Diverse segnalazioni, si teme per i tigli
L'intera zona della Gera d'Adda, nelle ultime settimane, ha dovuto i conti con questo terribile insetto, che si sposta in gruppi di adulti e mangia tutto ciò che il suo palato predilige. Le sue larve infestano i prati, dove mangiano le radici dell'erba e la fanno ingiallire. Gli insetti adulti assaltano in gruppo le foglie di diverse piante.
Una prima segnalazione risale a settimana scorsa, a Treviglio nella zona di via Fara. Purtroppo non un caso isolato, perché ben presto altre segnalazioni sono arrivate anche da Capralba, nel Cremasco, raggiungendo poi altri Comuni della Bassa Bergamasca, fin quasi al fiume Oglio.
Tra i giardini colpiti a Treviglio c'è anche quello del direttore del Verde pubblico comunale e presidente dell'associazione italiana direttori e tecnici pubblici giardini, Stefano Cerea. La paura, ora, è che lo scarafaggio giapponese possa attaccare anche i numerosi tigli presenti sul territorio trevigliese. Per questo lo stesso Cerea sta sollecitando affinché venga effettuato un monitoraggio in città.
Come riconoscere la Popillia japonica
La Popillia japonica è un insetto piccolissimo, quasi un centimetro di lunghezza. Lo si riconosce per il colore verde metallico con riflessi bronzei sul dorso e ciuffi di peli bianchi ai lati dell'addome. È originario del Giappone, ma è stato introdotto accidentalmente in Nord America all'inizio del secolo scorso, poi negli anni Settanta è arrivato fino alle Azzorre.
Nel 2014 il primo rilevamento in Europa continentale, in la sua presenza è stata verificata tra Lombardia e Piemonte. Regione Lombardia, con il suo programma fitosanitario, sta monitorando il fastidioso insetto, attivando anche programmi di controllo biologico con l'installazione di trappole. Di fatto, stando al servizio fitosanitario, l'infestazione avrebbe risparmiato la Calciana e la pianura a est del Serio.
L'olio di Neem per allontanarlo
Per far fronte a questa improvvisa invasione, Cerea suggerisce di utilizzare l'olio di Neem come disinfestante naturale: irrorazioni di olio (14-15 millimetri diluito in acqua) da applicare sulla pianta al mattino presto - quando ancora c'è la rugiada - possono allontanare lo scarabeo giapponese.
Ma chiunque dovesse trovarsi a tu per tu con l'insetto, può inviare una segnalazione tramite l'app Fitodetective, oppure scrivendo una e-mail a servizio.fitosanitario@regione.lombardia.it o chiamare il numero verde 800 318 318.
Rinunciare all' erba alta e alle api perché c'è la Popillia sarebbe un po' come spararsi a una mano perché c'è una zanzara.
e vai con lo sfalcio ridotto, come dice jovanotti: "la più grande ... dopo il Big Ben"
I prati andrebbero falciati dopo la fioritura per permettere agli impollinatori di "mangiare". Non nasconda dietro la sua finta ecologia la scarsa conoscenza dell'argomento e il fastidio per l'erba troppo cresciuta, mania di ordine e pulizia di una società malata di cemento.
Son questi gli insetti che bisogna preservare per la biodiversità, come predicano i finti ecologisti e il comune di Bergamo. Ecco perché non bisogna tagliare l'erba dei parchi, per lasciare riprodurre gli insetti dannosi come questi.