Vaiolo delle scimmie, sono una ventina i bergamaschi contagiati (ma non è emergenza)
Nessun allarme per ora, ma l'attenzione è alta. Al Papa Giovanni dodici casi diagnosticati (nessun ricovero), altri otto bergamaschi si trovano in strutture lombarde

Sono quindicimila i casi diagnosticati al mondo; 252 nella sola Lombardia e una ventina in Bergamasca. L'epidemia da vaiolo delle scimmie avanza: non è grave e nemmeno un'emergenza impellente (come lo è stato, a suo tempo, il Covid), ma preoccupa. Perciò la Direzione generale Welfare di Regione ha costituito un'Unità di coordinamento che monitorerà l’andamento dell’epidemia e predisporrà tutte le indicazioni operative per prevenire le infezioni da vaiolo delle scimmie.
Al Papa Giovanni si contano dodici casi diagnosticati e confermati, ma nessun ricovero. Altri otto bergamaschi si trovano in diverse strutture, principalmente nel milanese. I sintomi sono i medesimi per tutti: febbre, mal di testa, dolori muscolari, lesioni ed eruzioni cutanee. In genere durano da due a quattro settimane e scompaiono da soli, ma in casi particolari è richiesto il ricovero ospedaliero. Quanto alla trasmissibilità, è errato additarla come semplice “malattia sessualmente trasmissibile”.
Il virus, come riporta il portale del Ministero della Salute, si trasmette infatti attraverso «contatto stretto con un sintomatico». Eruzione cutanea, fluidi corporei e croste sono particolarmente infettivi e in caso di ulcere o piaghe alla bocca il virus può diffondersi anche attraverso la saliva o droplet (le goccioline respiratorie) se avviene un contatto prolungato faccia a faccia. Può essere sì trasmesso con contatto diretto tra le lesioni durante attività sessuali, ma anche gli indumenti, le lenzuola, gli asciugamani o le stoviglie contaminati dal virus di una persona infetta possono contagiare altre persone.
Una volta diagnosticati, ha spiegato Marco Rizzi – direttore delle Malattie Infettive dell’Asst Papa Giovanni XXIII – intervistato da L'Eco di Bergamo, i soggetti devono stare in isolamento in casa e uscire solo se strettamente necessario. «Viene condotta, poi, un'inchiesta epidemiologica sui contatti per individuare altre persone che potrebbero essere infettate senza esserne consapevoli». Tutto avviene a domicilio e l'ospedale, in accordo con Ats, resta in contatto con le persone contagiate per accertarsi del decorso della malattia.
Settimana prossima arriverà presso la rete lombarda dei Centri per la prevenzione delle infezioni sessualmente trasmesse una prima fornitura di vaccini, che saranno somministrati principalmente ai soggetti a rischio contagio.