Tendenza

Valle Brembana, lo spopolamento fa paura: in settant'anni un calo del -15,4%

Ad allontanare è soprattutto la mancanza di servizi alla persona, carenza di infrastrutture, trasporti e servizi viabilistici

Valle Brembana, lo spopolamento fa paura: in settant'anni un calo del -15,4%
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La gente non vuole più vivere in montagna. Il fenomeno dello spopolamento non lascia tregua alle comunità vallari, che da qualche anno a questa parte registrano importanti cali non soltanto in termini di abitanti, ma anche di nascite. La Valle Brembana, come riporta Corriere Bergamo, nel giro di settant'anni ha perso il 15,4% dei suoi abitanti: dai 47.637 del 1951 si è passati ai 40.293 nel 2021.

A pagarne le conseguenze sono soprattutto i Comuni più piccoli e montani, come Ornica che è scesa da 530 a soli 145 abitanti e Valtorta, da 760 a 249. Anche il tasso di natalità preoccupa. Nel 2020 sono venuti al mondo una media di 5,4 bambini ogni mille abitanti, 3,9 in alta Valle Brembana. A Taleggio nessuna nascita per due anni consecutivi (2020 e 2021), mentre quest'anno se ne contano già tre.

Qualche Comune che viaggia in direzione opposta c'è: San Pellegrino Terme, Sedrina, Cornalba e Foppolo “soffrono” in misura minore, grazie soprattutto al turismo. Piazza Brembana, dal canto suo, vive grazie alle persone che sono scese dall'alta Valle per avvicinarsi ai servizi. Zogno è stabile, considerando che si tratta di una sorta di “capoluogo” (anche amministrativo) per l'intera vallata.

A conti fatti, il fenomeno dello spopolamento è un processo che non ha avuto inizio in tempi recenti, quanto piuttosto è il risultato di un lento calo distribuito in un determinato arco temporale. Ma perché le persone hanno deciso di abbandonare la terra natia per trasferirsi più vicini alla città? La risposta arriva direttamente da Jonathan Lobati, presidente della Comunità Montana Valle Brembana e sindaco di Lenna, che intervistato da Corriere Bergamo ha affermato: «la mancanza di servizi alla persona impongono di spostarsi, la carenza di infrastrutture, trasporti, servizi viabilistici».

Ci vorrebbero, quindi, più servizi sia legati al trasporto che – soprattutto – alla sanità. Nota è la battaglia che da diverso tempo i cittadini brembani hanno intrapreso per salvare l'ospedale di San Giovanni Bianco, unico nel raggio di decine di chilometri, che negli anni è stato privato di alcuni dei suoi servizi fondamentali come il punto nascite.

Eppure la Valle non ha nulla da invidiare al resto della Bergamasca. Bei paesaggi, l'ambito occupazionale sembra andare bene, soprattutto nel settore della ristorazione con forte richiesta di personale. Anche il turismo – in particolare estero – procede a gonfie vele, concentrato nei weekend e nelle settimane centrali di agosto. Le opportunità in Valle Brembana, quindi, non mancano: ma basteranno a salvarla da un destino che (almeno sulla carta) sembra già scritto?

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