L'intervista

Moschea agli ex Ospedali Riuniti: «Nessuno deve essere umiliato»

Moschea agli ex Ospedali Riuniti: «Nessuno deve essere umiliato»
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«Non è una semplice gara, è una vicenda dolorosa da qualsiasi parte la si guardi. Bisognerà provvedere in modo che nessuno venga umiliato. Ma è una ferita che comunque rimarrà. Rimarrà per gli islamici come dubbio verso gli altri; rimarrà per gli ortodossi sia che debbano andarsene, sia che possano restare (a scapito degli islamici); e rimarrà per i cattolici che diranno: non c’è stato interesse per un luogo così importante per noi».

 

[Monsignor Patrizio Rota Scalabrini]

 

Monsignor Rota Scalabrini, si è creato un bel pasticcio con la chiesa dei Riuniti.
«La Regione non doveva fare un bando, avrebbe dovuto metterla sul mercato con un comodato a pagamento o un affitto».

La Regione deve incassare per pagare il nuovo ospedale.
«Pensare solo ai soldi ha generato più problemi di quanti ne poteva risolvere».

Adesso la croce l’han messa sulle spalle del direttore generale dell’ospedale.
«E a me».

Che cosa c’entra lei?
«Io sono l’incaricato della Diocesi per il dialogo con gli islamici e con gli ortodossi. Sono in mezzo al fuoco incrociato».

Come vede la situazione?
«Estremamente difficile e problematica. Dal punto di vista dei fratelli islamici…».

Fratelli?
«Sul piano religioso per me è una fraternità, poiché insieme cerchiamo una verità e un senso della vita. È una cosa che può essere non condivisa, ma è così. Sta di fatto che i musulmani hanno vinto regolarmente il bando e se la cosa non andrà in porto per loro diventerà un vulnus, un’offesa, un diritto negato».

Per gli ortodossi?
«Per i fratelli ortodossi rumeni diventerà un dolore, oltretutto sono una comunità grossa, circa duemila persone».

E per i cattolici?
«Migliaia di bergamaschi sono stati battezzati in quella chiesa. È un luogo che ha un rilievo molto più grande di quello che si poteva pensare. Più di una parrocchia».

Se era così importante, perché la Curia non ha partecipato all’asta?
«Visto come sono andate le cose, forse sarebbe stato prudente partecipare al bando. Questo non per escludere gli islamici, ma per dimostrare il nostro interesse. Peraltro va riconosciuto che nella zona vi è già la chiesa di Santa Lucia, e quindi di per sé la chiesa dei Riuniti non era di necessità stringente... E d’altra parte vi era poi da provvedere alla nuova chiesa dell’ospedale Papa Giovanni XXIII. Invece ci siamo limitati ad appoggiare e a garantire per gli ortodossi. Parlo a titolo personale, non a nome della Diocesi, ma la reazione della nostra gente ci sta dicendo che non abbiamo tenuto presente il sentimento religioso di tantissimi fedeli. Bisogna però ribadire anche che era convinzione mia (e di tanti altri) che la chiesa dei Riuniti sarebbe rimasta luogo di culto cristiano e anzi una concreta testimonianza ecumenica della vicinanza ai fratelli ortodossi».

In ogni caso una svista non da poco.
«So di persone anziane che quando hanno saputo della vendita della chiesa si sono messe a piangere ricordando che lì hanno portato i loro figli appena nati, si sono inginocchiati per chiedere la guarigione dei loro cari o per piangere i loro morti. Questo vuol dire che da parte nostra c’è stata superficialità. Se c’è un errore a monte, è stato questo. Magari non colpevole, perché credo che nessuno abbia voluto farlo, ma abbiamo sbagliato. Io stesso ho sbagliato».

Lei?
«Sono stato io ad attestare il disinteresse che la mia chiesa aveva per quell’edificio. Ho dovuto dichiararlo. Ci premeva di più...

 

Per leggere l’articolo completo rimandiamo a pagina 7 di BergamoPost cartaceo, in edicola fino a giovedì 8 novembre. In versione digitale, qui.

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