Gli immigrati dell'Inghilterra sono anche i giovani italiani
La storia della pagliuzza e della trave è nota e spesso abusata. Ma, talvolta, è utile ricordarla. Quando si parla di immigrazione, spesso, si finisce per rimembrare i tempi in cui anche noi, poveri tapini italiani, “invadevamo” terre lontane armati delle nostre valigie di cartone. Peccato che, nel frattempo, sia passato circa un secolo. O forse no?
Andate e chiedere in Inghilterra e scoprirete che, in realtà, di italiani alla ricerca di fortuna ne vedono ancora tanti. Solo nel 2014 sono stati 57.635 i nostri connazionali che hanno varcato la Manica. Certo, le valigie di cartone sono solo un ricordo fortunatamente lontano, ma la speranza è la stessa: costruirsi un futuro migliore. L’Italia è il terzo Paese per numero di migranti negli Regno Unito, dietro solamente a Polonia e Romania, di poco avanti alla Spagna. I numeri sono certamente diversi da quelli relativi al tragico fenomeno dei famigerati barconi, ma ci aiutano ad aprire gli occhi sul fatto che, forse, anche noi abbiamo una bella trave di cui occuparci.
Il fenomeno migratorio in Gran Bretagna. Il 2014 è stato un anno record per quanto riguarda i numeri della migrazione in Regno Unito. Secondo quanto riferito a inizio maggio dall’Office for National Statistics del governo inglese, centinaia di migliaia di persone, provenienti da tutta Europa, l’anno scorso si sono riversate sul suolo britannico e ciò è avvenuto al ritmo più veloce mai registrato. Tenendo conto solamente del dato netto riguardante la migrazione, nel 2014 sono 318mila le unità giunte nel Regno Unito da altri Paesi, alla ricerca di lavoro e una nuova vita. È il dato più alto mai registrato da quando sono iniziate le registrazioni nel 1970. Quando si parla di dati netti, s’intende quelli risultanti dalla sottrazione dei numeri relativi all’emigrazione (persone che lasciano il Paese) a quelli relativi all’immigrazione (persone che giungono nel Paese). Tenendo conto che, secondo gli stessi dati ufficiali diffusi dal governo inglese, sono 641mila le persone che hanno lasciato il Regno Unito nel 2014, è facile fare i conti: lo scorso anno sono stati quasi un milione gli immigrati giunti in terra britannica (959mila per la precisione). Come detto, la maggior parte di questi nuovi inglesi (o almeno coloro che sperano di diventarlo) provengono da 4 Paesi europei, tra cui la nostra Italia. La Polonia è lo Stato che porta più suoi cittadini in Regno Unito: 115.606 nel 2014; segue la Romania con 152.363; l’Italia si ferma a 57.635; la Spagna chiude con 54.203.
Questi numeri, già di per sé impressionanti, non tengono però conto dei dati relativi invece a tutti i nuovi inglesi che si sono registrati alla National Insurance, l’assicurazione nazionale, necessaria in Regno Unito per provare che sei in regola e che puoi dunque ottenere un lavoro, oltre che accedere ai servizi sociali. A marzo 2015, tenendo conto dei dati relativi alla National Insurance, sono addirittura 824.154 i nuovi iscritti, pari a circa 1,2 percento dell’intera popolazione del Regno Unito. Di questi, ben 629.410 sono persone provenienti da altri Paesi dell’Unione Europea. 120mila in più rispetto a dodici mesi prima, la crescita più alta dall’inizio della crisi.
Tutti a Londra. Ma dove va chi cerca fortuna in Inghilterra? Il Dipartimento del governo inglese per il Lavoro e le Pensioni ha creato un’interessante cartina in cui, attraverso i dati relativi alle nuove iscrizioni alla National Insurance, mostra in quali aree del Regno Unito si recano principalmente a cercare lavoro gli stranieri che giungono sul suolo britannico. Considerando solo l’Inghilterra, si può notare che è il Sud-Est l’area del Paese in cui si recano più persone. Londra, logicamente, è il cuore di questo fenomeno, con decine di migliaia di stranieri che, ogni anno, si trasferiscono nella capitale inglese alla ricerca di fortuna. Londra, del resto, è da sempre vista come una delle città più accoglienti e in grado di offrire il maggior numero di occasioni. Eccezioni, nel resto dell’Inghilterra, sono anche Manchester e Birmingham, due dei maggiori centri industriali. Ma sono eccezioni, visto che è Londra, più poche altre medio-grandi città del Sud inglese, ad accogliere più della metà dei nuovi inglesi.
Anche in questo caso sono i numeri ad aiutarci: solo alcuni quartieri della capitale inglese hanno accolto, nel 2014, più stranieri rispetto a intere aree del Regno Unito. Newham, piccolo borgo londinese situato nella parte orientale della città, ha aperto le sue porte, ad esempio, a 26.480 immigrati contro i poco più di 22mila che, invece, ha dovuto accogliere l’intero Galles. In proporzione è come se Monterosso, o un Comune della Provincia di Bergamo, accogliesse più immigrati di quanti ne accoglie invece il Piemonte. Rende l’idea, vero?