Il piccolo grattacielo in Città Alta

Per l’Agnello d’Oro finisce un’epoca Dalla famiglia Capozzi ai Locatelli

Per l’Agnello d’Oro finisce un’epoca Dalla famiglia Capozzi ai Locatelli
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Riconoscibilissimo e carico di fascino. Una specie di piccolo grattacielo in piazzetta San Pancrazio, Città Alta, vicino a piazza Mercato del Fieno, ristrutturato magistralmente dall’architetto Luigi Angelini. L’albergo ristorante Agnello d’Oro lo aprì, nel 1964, il grande Pino Capozzi, imprenditore eclettico e pieno di idee, appassionato di buona cucina e amante degli alberghi. Nato a Gioia del Colle, in provincia di Bari, il 9 settembre 1923, Capozzi, in una di quelle stanze, ci è morto nell'aprile 2009, a 88 anni. Viveva lì con la nuova moglie Stella, sposata nel 2009, più giovane rispetto a lui di oltre 40 anni. Ora, dopo che il timone è passato nelle mani dei figli, la prestigiosa famiglia Locatelli di Milano, proprietaria da sempre dell’immobile, gestirà direttamente la struttura: il passaggio verrà perfezionato nel primo trimestre di quest’anno, ma già la chiusura dei lavori di questi giorni di festa fa capire che si stanno accelerando i tempi.

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Finisce un’era, insomma. L’era Capozzi. Una storia di successo per l’albergo ristorante che per oltre mezzo secolo ha ospitato i nomi e i volti più famosi del mondo dello spettacolo, della musica, dello sport, della scienza, del giornalismo e dell’arte. Oltre alle celebrità, però, la sua storia è fatta anche da chi se ne sta nell’ombra: personaggi creativi ma umili, silenziosi ma generosi. Il cuore pulsante di Bergamo, in sostanza. Nel cuore del borgo antico, peraltro, dove già nel 1600 c’era una locanda con ristoro e camere. Poi, nell’ambito del rilancio di Città Alta negli anni ’60, la possibilità data a Capozzi, che ottenne un appuntamento con i Locatelli. «Pino, barese di Gioia del Colle trapiantato a Bergamo nel 1947, si fiondò all’appuntamento con Remo Locatelli – scrive L’Eco di Bergamo - con il vestito buono della festa e con una Fiat 1300 di cui aveva pagato solo la prima rata. Ottenne i locali in affitto e avviò l’attività, anche grazie all’aiuto sulla fiducia di Luigi Rizzi, commerciante di prodotti petroliferi di Gorle. Storie d’altri tempi. Sta di fatto che da lì cominciò l’epopea dell’Agnello d’oro, con Pino assistito dapprima dalla moglie Elena Guindani (bravissima in cucina: fu lei a insegnare al marito prima di volare in cielo nel 1971, rapita da un brutto male) e dal giovane figlio Pier Carlo (nato nel 1951) al quale nel 1972 venne affidata la gestione del nuovo hotel Città dei Mille, appena costruito. Poi, quando ne ebbe l’età, entrò in campo il secondogenito Massimo (nato nel 1957), che ha gestito il locale dopo la scomparsa, nel 2012, di Pino. Che nel 2009 aveva sposato in seconde nozze Stella Silipo, rimasta attiva nel dare il suo contributo anche in questi anni. Anni di crisi generalizzata dal punto di vista economico, nei quali comunque l’Agnello d’oro ha sempre goduto del riscontro positivo della clientela, mantenendo elevata la qualità della sua cucina tipica bergamasca».

I punti di forza dell’Agnello d’Oro. L’arte in molte delle sue sfumature. Il locale è caratterizzato da piatti decorati, quadri e paioli antichi che personalizzano l’ambiente. Come un piccolo grattacielo dell’epoca, le venti camere, alcune affacciate su piazzetta Sant’Pancrazio con la suggestiva fontana del Quattrocento, sono arredate con colore e semplicità: un soggiorno d’altri tempi. La cucina resta quella tradizionale bergamasca. Dai casonsèi al risotto al profumo di bosco, dallo stracotto di manzo al Valcalepio alla loanghina con polenta taragna. Il comune denominatore è il rispetto della tradizione e l’amore per la genuinità delle materie prime. E tradizione significa preparare le folade artigianalmente e seguire la ricetta originale per i casonsèi, fatti esclusivamente a mano. Qui nasce il Risotto alla Bergamasca, idea nata dall’esigenza di far conoscere e valorizzare i prodotti locali come il Taleggio Dop e il Valcalepio bianco utilizzati nella preparazione della ricetta. A oltre 50 anni dall’apertura l’Agnello d’Oro si conferma come locale in cui trascorrere un piacevole soggiorno in un contesto storico e assaporare le delizie del territorio. Sarà così anche con la nuova gestione?

C’è molto Capozzi in provincia. Prima a Piazzatorre con il rifugio Il Rododendro, poi il bar gelateria Il Ducale in Colle Aperto, poi la trasformazione del ristorante Il  Pianone. Ma la svolta e la consacrazione come chef affermato e albergatore di successo arrivano per Capozzi all'Agnello d'Oro. Un anno dopo l’apertura, nel ’65, viene nominato «Alfiere della gastronomia italiana». Con Ave Ninchi nel '76 pubblica un libro con 133 ricette di risotti; con Gino Veronelli sarà legato da un sodalizio fraterno per una vita, partecipando anche a trasmissioni televisive Rai condotte da Veronelli. Nel 1972, poi, inaugura l'albergo Città dei Mille in via Autostrada a Bergamo e nel 1992 il GuglielMotel nei pressi del casello autostradale di Capriate (raddoppiato nel 2010, portandolo a 140 camere).

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