Quello che non torna

Perché la Curia vende una Rsa

Perché la Curia vende una Rsa
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«Vergognatevi». Così recitano i volantini che sono apparsi a Casazza e in altri centri limitrofi della Val Cavallina a firma di Angelo Mazzucchi, esponente della minoranza locale. Destinataria dell'“invito”, oltre al sindaco e al parroco, anche la Curia di Bergamo, rea di aver venduto la casa per anziani Sant’Angela Merici. «La Curia - si legge nel volantino - [...] vende a una società privata e su L’Eco di Bergamo del 22 febbraio l’economo Mons. Carminati nega ogni comportamento speculativo, afferma che anche la nuova gestione proseguirà con la stessa ispirazione, cosa che ci riempie di entusiasmo. Egr. Monsignore, si dia un limite, anche a Casazza vale il detto napoletano: cà nisciuno è fesso».

La nascita della Rsa Merici. Facciamo un po' di ordine. La Rsa Merici fu inaugurata nel maggio 2012 e realizzata dalla Diocesi, per volere del vescovo Amadei, con un impegno economico di undici milioni di euro attraverso la Fondazione Piccinelli, che gestisce anche la casa di risposo di Scanzorosciate. Oggi la Merici ospita ottanta anziani. L’immobile, così come altre strutture di proprietà della Curia, qualche anno fa è confluito nel Fondo Priula e un anno e mezzo fa è stato messo in vendita insieme ad altri beni di proprietà della Diocesi per fare cassa. Il 22 febbraio scorso, l’annuncio: la Cacciamatta Srl di Tavernola Bergamasca è la nuova proprietaria. Il subentro effettivo nella gestione dovrebbe avvenire tra la fine di marzo e l’inizio di aprile. La cifra di acquisto, sebbene non sia stata resa nota ufficialmente, dovrebbe aggirarsi sugli 11,5 milioni di euro.

 

 

I conti in difficoltà della Curia. La notizia ha ben presto creato malumori. Oltre alla comunità di Casazza, infatti, sono state diverse le segnalazioni giunte ai media locali da ambienti vicini alla Curia. I temi toccati erano, sostanzialmente, due: è giusto che la Chiesa venda un’opera sociale per ripianare dei cattivi investimenti compiuti in passato? E poi, a chi andrà in mano la Rsa? Le accuse alla Curia Che i conti della Chiesa orobica non siano più floridi come una volta non è certo cosa nuova. Nel numero del 4 novembre 2016 di BergamoPost spiegavamo come i problemi di liquidità siano ormai cronici e si stia cercando di fargli fronte “liberandosi” di alcune zavorre immobiliari. Ciò che ci si chiede è se una realtà come quella di Casazza possa essere veramente considerata una zavorra, visto il fine sociale che ricopre.

Una realtà che funziona e la vendita. La sua realizzazione costò molto, ma nella Fondazione Piccinelli lo sforzo è stato massimo per fare in modo che il progetto funzionasse, tanto che i dipendenti hanno dovuto addirittura accettare il taglio dei premi di produzione. E oggi la Rsa di Casazza è una realtà in perfetto equilibrio economico, oltre che un gioiellino dal punto di vista dell'impiantistica e dell'assistenza. Proprio per questo motivo, però, è stata la prima a finire sul mercato: una struttura che funziona, naturalmente, ha più possibilità di essere venduta. E infatti così sono andate le cose.

 

 

Con una trattativa lampo nata a inizio dicembre 2016 e portata avanti in gran segreto, a fine febbraio è arrivata la vendita alla Cacciamatta. La decisione pare sia stata presa in tutta fretta con la convocazione in contemporanea di tre Consigli d’amministrazione: quello del Fondo Priula (proprietario dell’immobile), quello dell'opera San Narno (ente diocesano proprietaria del terreno su cui fu edificata la casa per anziani) e quello della Fondazione Piccinelli (che si occupa della gestione). Oltre al vescovo Francesco Beschi, la decisione è stata presa da monsignor Lucio Carminati. Per la buona riuscita della trattativa, pare siano scesi in campo anche parlamentari e politici bergamaschi di centrosinistra e gli esponenti di quello che viene ormai definito il “cerchio magico” della Curia di Bergamo, tra cui il numero uno di Alex Servizi, Mario Campana, l'amministratore delegato di Sesaab, Massimo Cincera, e il presidente della Fondazione Mia, Fabio Bombardieri. Questa rapidità e queste modalità hanno sorpreso e preoccupato i dipendenti e gli utenti della casa di risposo. Perché tanto riserbo? E perché tanto interesse per questa vendita? Da queste domande, ne sono scaturite altre sugli acquirenti.

Chi sono i nuovi proprietari (e cosa non torna). La Cacciamatta Srl è una società di Tavernola Bergamasca, braccio operativo dell’omonima Fondazione Onlus nata nel 1836 per volere di Buonomo Cacciamatta, ricco possidente che, nel testamento, scrisse di destinare tutti i suoi averi a ricovero, vitto, istruzione ed educazione in ambiente strutturato ai minori di ambo i sessi, svantaggiati, in difficoltà, a rischio di devianza sociale o portatori di handicap. La Fondazione Buonomo Cacciamatta Onlus quindi, secondo statuto, si dovrebbe occupare di minori orfani o in difficoltà. Nel 2008 è stata costituita la società Cacciamatta Srl, di cui la Fondazione è socia al 60 per cento. Il restante 40 per cento è invece di proprietà (alla pari) di due persone fisiche: Mirko Gaverini e Luigi Francesconi. Presidente di società e Fondazione, a dimostrazione di uno stretto legame tra esse, è Rosario Foresti.

 

 

La Cacciamatta Srl gestisce quattro diverse strutture per anziani (situate a Tavernola Bergamasca, Solto Collina, Villa d’Almè e Berzo San Fermo) e ha un capitale sociale di 20mila euro. Gli 11,5 milioni versati alla Curia per l’acquisizione della Rsa di Casazza, dunque, rappresentano un investimento decisamente importante, reso possibile da un mutuo concesso alla Cacciamatta Srl dal Banco Popolare. Analizzando gli ultimi bilanci, emerge che, nel 2015, la società ha chiuso con un utile d’esercizio di 275.163 euro. Nello stesso bilancio si può anche notare come, rispetto al 2014, il patrimonio netto della società sia passato da 247.747 euro a ben 3.868.166 euro. Dall’esame del camerale della Cacciamatta Srl e dalla relativa nota integrativa risulta che nel 2014 i soci della società (di cui, ricordiamo, la Fondazione è socia al 60 per cento) hanno concesso un finanziamento pari a 3.539.256 euro, a cui risultano poi aver rinunciato. In altre parole, la Fondazione ha di fatto impegnato dei soldi nella società e ha poi accettato di non farseli restituire.

Sempre dai bilanci della Cacciamatta Srl (2013, 2014 e 2015), inoltre, spunta un «contratto di fornitura di consulenza e collaborazione con la società Triskele Srl per una durata annuale rinnovabile, per un compenso annuo di euro 190.000». La Triskele, nata nel 2013 e posta in liquidazione nel 2015, è una società di cui sono soci al 39,22 per cento Luigi Francesconi e Mirko Gaverini, soci anche della Cacciamatta Srl, e al 21,56 per cento Gianclaudio Sorosina, membro a vita del Cda della Fondazione Buonomo Cacciamatta. La domanda sorge spontanea: perché degli amministratori di una società dovrebbero pagare un’altra società di cui sono loro stessi soci per farsi della consulenza?

 

 

Per quanto riguarda, infine, l’attività nelle Rsa, la Cacciamatta ne affida la gestione a una cooperativa esterna, la San Michelone, di cui è vicepresidente Giuseppe Gaverini, fratello di Mirko Gaverini. Questa cooperativa lavora praticamente soltanto per la società di Tavernola e dispone di un capitale sociale versato di appena 150 euro, a fronte di un fatturato di circa 2,5 milioni e di un indebitamento verso i fornitori di 300mila euro, con un totale di costi esterni pari a 538mila euro.

Il quesito vero. Al di là delle preoccupazioni (legittime o meno) sul compratore, la riflessione che sta alla base delle preoccupazioni di molti dipendenti parte da quanto più volte affermato da Papa Francesco, ovvero che la Chiesa deve utilizzare tutti i beni in suo possesso per preservare le opere sociali e mettersi al servizio di chi ha più bisogno. La Chiesa di Bergamo, invece, anziché cedere le sue attività commerciali «gioca a fare l'imprenditore con i soldi che noi devoti diamo alla Curia perché venga fatto del bene», si legge in una delle segnalazioni giunte in redazione. Nella quale si pone, infine, una domanda: «Un prete non dovrebbe preservare e sostenere le opere sociali?».

 

 

La (non) risposta della Curia. In Curia, comunque ha voglia di commentare la vendita della casa per anziani Sant'Angela Merici di Casazza, men che meno di rispondere alle critiche che l'affare ha comportato. L'unico commento che trapela è semplice e conciso: «Non si tratta di una speculazione». La Rsa situata in Val Cavallina è stata inaugurata nel maggio 2012 e costruita su volontà del vescovo Amadei per non disperdere l’importante servizio di aiuto e sostegno agli anziani svolto a Casazza dalle Suore Angeline. Si decise quindi di acquisire, attraverso l'opera San Narno, un terreno adiacente alla struttura preesistente e costruirvi, con una spesa di 11 milioni, la nuova Rsa. Fino alla sua messa in vendita un anno e mezzo fa (dopo che la proprietà immobiliare era confluita nel Fondo Priula). Pare siano state almeno sette le offerte ricevute dalla Curia, tra cui anche quella della società operante nell'assistenza per anziani facente capo a De Benedetti. Alla fine, però, la scelta è ricaduta sulla Cacciamatta Srl. Il motivo per cui la Merici è stata posta sul mercato, sottolinea il Colle, non è (soltanto) guadagnarci. Dalla Curia, infatti, fanno sapere che da diverso tempo si sta seguendo una nuova linea guida in ambito di opere sociali e scuole, ovvero essere presenti con un “servizio- segno”, una sorta di esempio per chi opera nel settore e nulla più. La Curia non intende esercitare né un mestiere che non le compete né acquisire un monopolio delle opere sociali. Avendo già come struttura destinata agli anziani la Rsa Casa Maria Consolatrice della Fondazione Piccinelli di Scanzorosciate, si è così deciso per la cessione di quella di Casazza.

Cosa dice l'acquirente. E l'acquirente che dice? Abbiamo raggiunto Mirko Gaverini, socio al 20 per cento della Cacciamatta Srl. In una lunga intervista ci ha dato anche la sua versione dei fatti.

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