Altro che restauro

Quegli antichi parapetti distrutti Un bello schiaffo alle Mura venete

Quegli antichi parapetti distrutti Un bello schiaffo alle Mura venete
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Foto ©BergamoPost/Mario Rota.

 

«Il problema è che questo non è il muretto di recinzione di una villetta, questo è il parapetto delle Mura Venete di Bergamo, opera che è candidata a divenire Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco! E allora, anche per questa ragione, bisogna operare con attenzione, in maniera seria, filologica, cioè rispettando i caratteri, le pietre, le disposizioni antiche. Altrimenti si fanno soltanto pasticci». L’architetto Gian Maria Labaa non ha peli sulla lingua: l’intervento di ricostruzione del parapetto delle Mura che da San Giacomo salgono in direzione del bastione di San Giovanni non è abbastanza rispettoso della storia.

La critica dell’architetto è condivisa da Italia Nostra che tuttavia non infierisce. Sia perché l’intervento è stato reso possibile da un finanziamento Cariplo, che potrebbe non venire rinnovato per altri lavori, sia perché c’è in ballo la questione del riconoscimento delle Mura da parte dell’Unesco, riconoscimento che ha grande importanza sia dal punto di vista culturale, sia da quello turistico e quindi economico. I lavori per ora riguardano i 170 metri che salgono dalla porta San Giacomo, ma sarebbero previste anche altre opere di manutenzione.

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Le Mura, come sappiamo, sono un’opera di difesa militare realizzata dalla Repubblica di Venezia, opera di valore eccezionale per le dimensioni, per il progetto e perché tra le ultime di questo genere costruite nella storia; inoltre, sono state mantenute in maniera quasi integrale. Valore straordinario per Bergamo anche da un punto di vista sociale: per costruirle vennero abbattute parti di città e monumenti di grande valore, a cominciare dalla basilica di Sant’Alessandro, appena fuori dall’attuale porta che ha lo stesso nome, basilica sorta nel luogo di sepoltura del patrono della città.

Tra i promotori dei lavori di sistemazione proprio Italia Nostra che, davanti al modo in cui sono condotti i lavori, mostra un certo imbarazzo sebbene sembra non desideri sollevare il polverone. Dice Serena Longaretti, architetto, esponente di spicco dell’associazione: «Sono state adottate delle soluzioni che in effetti lasciano un poco perplessi, una tipologia di intervento il cui senso non si capisce bene». L’architetto Labaa è molto apprezzato in città per la profonda conoscenza dei manufatti storici. Il suo intervento non lascia dubbi: «Si parla in teoria di manutenzione programmata, ma in questo caso si dovrebbe parlare piuttosto di demolizione e ricostruzione programmate. Interi tratti di parapetto sono stati abbattuti senza tanti complimenti. Anche le pietre che coprono i muretti, le “copertine” in arenaria, sono state eliminate, ma in realtà molte erano intatte».

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Alla base dell’intervenuto l’esigenza di sicurezza. Ma l’architetto Labaa insiste: «C’erano certamente dei punti ammalorati, ma si poteva intervenire in maniera mirata, anche chirurgica se vogliamo. Bisognava lavorare nell’ottica del restauro. Forse non si voleva impegnare del tempo per un intervento che andava bene pensato, ragionato. Il problema è che i muretti demoliti ora vengono ricostruiti con criteri del tutto diversi dall’originale: non basta che altezza e spessore siano i medesimi, è la “tessitura” muraria che va rispettata perché è la “tessitura”, cioè il modo di disporre le pietre, che dà il senso estetico del manufatto. Le pietre antiche vengono frammentate, le più grandi non sono utilizzate in orizzontale, ma poste in verticale. I letti di malta sono eccessivi, l’armatura in ferro inutile, di fatto è un muro di cemento con le pietre che fanno solo da rivestimento». Come nell’edilizia a buon mercato che vuole dare un’idea di rustico.

Prosegue Labaa: «I tentativi di richiamare chi di dovere sono andati finora a vuoto, si risponde che i lavori sono autorizzati. Ci mancherebbe». I parapetti non sono antichi quanto le Mura, ma frutto delle sistemazioni ottocentesche: sono comunque carichi di storia e fanno parte, sono ormai integrati nella parte antica dei bastioni. Non è la prima volta che l’intervento sulle Mura Venete suscita le proteste degli esperti, era accaduto già, per esempio, in via Tre Armi, ma anche lungo la Boccola. Amara la conclusione del professionista: «Forse sulle Mura dovremmo limitarci agli abbracci, per qualcos'altro è ancora troppo presto».

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