Attenti, esiste pure l'allergia al wifi E una donna francese sarà risarcita

Internet è senza dubbio la grande rivoluzione del nostro secolo. Computer, pc, smartphone e tablet ci permettono di restare costantemente “connessi”, per comunicare tra di noi e per rimanere aggiornati su quello che accade nel mondo. E il nostro cervello e il nostro corpo si adattano alla presenza delle nuove tecnologie. A volte anche in negativo. In Francia è appena stata riconosciuta dal tribunale di Tolosa una nuova forma di “allergia”, che si riscontra a contatto con le onde elettromagnetiche emesse dal wifi. A dire il vero il termine “allergia” è inesatto, sarebbe più corretto parlare di ipersensibilità. La protagonista di questa vicenda, che ha sollevato un problema avvertito, pare, da diverse persone, è Marine Richard, una donna francese di 39 anni. Il suo caso rappresenta un successo per tutti coloro che avvertono il medesimo disturbo: il giudice le ha assegnato un’indennità di 800 euro al mese per tre anni, di cui potrà beneficiare stando nella sua tenuta sui Pirenei, lontano da ogni contatto con le onde elettromagnetiche.
Un male misterioso. Il giudice ha riconosciuto infatti l’effetto negativo delle onde sul corpo della donna, ma la scienza non è ancora in grado di dare alcuna spiegazione per giustificare i sintomi. Senza tener conto in questa sede degli studi riguardo all’effetto cancerogeno, sono però molti i casi in cui gli individui esposti a lungo alle onde elettromagnetiche, in ufficio o in altri ambienti di lavoro, manifestano stress, nausea, mal di testa, vomito e altri sintomi di malessere. Per ora, in mancanza di certezze scientifiche, gli specialisti lavorano singolarmente, caso per caso, per trovare una soluzione al problema. È innegabile che alcuni individui siano particolarmente sensibili alle onde elettromagnetiche, ma molti esperimenti in realtà rivelano un influenza psicologica alla base dei comportamenti del corpo. Non per questo il male è meno pericoloso, ma orienta la terapia in una direzione differente.
«Si lavora caso per caso». L’ipotesi di Carlo La Vecchia, professore di epidemiologia alla Statale di Milano, è piuttosto tranquillizzante: «Mancando certezze, bisogna lavorare caso per caso su questi problemi. Quello che sottolineerei è che da quando siamo stati invasi da questi dispositivi che lavorano con le onde elettromagnetiche non si è visto un aumento nella popolazione generale di problemi come ad esempio il mal di testa». Tuttavia non mancano opinioni contrastanti, numerose associazioni di malati continuano a far sentire la loro voce, anche se per ora l’OMS riconduce la patologia all’MCS, la sensibilità chimica multipla, che riconosce alla persona l’intolleranza a un certo ambiente fisico. Il successo di Marine Richard sarà sicuramente un forte stimolo per la riaccensione del dibattito.
Il precedente. Il suo caso, come abbiamo detto, non è stato l’unico. C’è stato qualche anno fa il precedente di un deejay inglese che per una ragione simile è salito alle luci della cronaca d’Oltremanica. Il Sun aveva raccontato la sua storia: Steve Miller viveva di spettacoli e concerti. Entrato in uno studio dove avevano da poco installato il wifi, ha cominciato a sentirsi male. Da quel giorno non è più potuto rimanere in luoghi attraversati dalle onde dei dispositivi elettronici, e ora vive lontano dalle città, in Cornovaglia, in una casa con mura spesse 45 centimetri. Come lui tanti altri provano simili disagi. Da ora non siete più autorizzati ad infastidirvi, quindi, se notate tra i vostri amici comportamenti insoliti, come spegnere il wifi, caricare la batteria del telefono lontano dal luogo dove ci si trova o evitare contatti con i pc. Sono malati, lo dice la legge.