L'Ue appoggia la guerra francese E Putin schiera le navi con Parigi
La risposta francese agli attentati del 13 novembre di Parigi non si è fatta attendere, e dopo i primi blitz di domenica sera, anche nella notte tra lunedì e martedì i jet di Parigi hanno colpito Raqqa, capitale dello Stato Islamico. Un'azione che ha seguito le modalità di quanto accaduto 24 ore prima, nemmeno due giorni dopo la mattanza del Bataclan e dalle altre azioni delittuose nella capitale, quando l’Aeronautica francese aveva sganciato 20 bombe sulla città siriana. Una pioggia di fuoco che ha impiegato 12 aerei, tra i quali 10 cacciabombardieri Rafale e Mirage 2000 partiti simultaneamente dagli Emirati Arabi Uniti e dalla Giordania. Trenta raid in poche ore, oltre 20 bombe sganciate. Una risposta «spietata» come già annunciato dal Presidente francese Hollande all’indomani delle stragi.
Il sì dell'Ue. Intanto, i ministri della Difesa dell’Unione Europea hanno detto sì all’unanimità la richiesta francese di ricorrere all’articolo 42.7 del trattato dell’Unione: se uno Stato membro è vittima di un’aggressione, gli altri hanno il dovere di sostenerlo e aiutarlo, con tutti i mezzi. «La Francia domanda l’assistenza dell’Europa, e oggi la risposta dell’Europa è sì», ha detto Federica Mogherini, Alto rappresentante per la Politica estera e di sicurezza dell’Ue. Ora partiranno le discussioni bilaterali con i partner dell’Ue per capire quale genere di assistenza ognuno è in grado di fornire a Parigi.
Le mosse della Russia. Chi non sta a guardare è anche la Russia. A Mosca si stanno vivendo giornate frenetiche: oggi i servizi segreti hanno detto con certezza che, secondo loro, dietro all’incidente dell’aereo caduto nel Sinai ci sarebbe un attentato terroristico. Putin, nel dare la notizia, ha annunciato che aumenterà le azioni militari sulla Siria, ma soprattutto ha ordinato che la sua Marina operi assieme alle forze francesi. Il presidente russo ha promesso una ricompensa di 50 milioni di dollari a chi darà informazioni utili alla cattura dei responsabili della tragedia del Sinai, dando poi prova della sua potenza già in mattinata: da alcune navi in servizio nel Mediterraneo sono stati sparati alcuni missili contro la città di Raqqa. In seguito c'è stata una telefonata tra di lui e Hollande, proprio per coordinare gli sforzi contro lo Stato Islamico.
Le parole di Hollande. «La Francia è in guerra», ormai non è più una verità taciuta. Anzi, è stato lo stesso François Hollande a pronunciare queste parole ieri davanti al Parlamento francese, riunito in seduta a Versailles. Il presidente ha annunciato lo stato d’emergenza che riguarderà il Paese per i prossimi tre mesi. Hollande ha chiesto anche di modificare la Costituzione in due punti: l'articolo 16, per dare più poteri al presidente della Repubblica di fronte a «gravi e immediate minacce per la nazione»; e l'articolo 36, secondo cui lo stato di assedio non può durare più di 12 giorni.
(Philippe Wojazer, Pool via AP)
(Philippe Wojazer, Pool via AP)
(Philippe Wojazer, Pool via AP)
(Philippe Wojazer, Pool via AP)
«La Repubblica francese ha superato ben altre prove, ma è ancora qui, viva. Chi ha tentato di sconfiggerci in passato non c'è riuscito», ha detto Hollande. «Il popolo francese non si rassegna, si rialza ogni volta. Siamo in una guerra contro il terrorismo jihadista che minaccia il mondo intero e non solo la Francia. Sappiamo che ci vorrà tempo». Il premier francese ha anche chiesto a Europa, Stati Uniti e Russia di unirsi al suo Paese: «Quando uno Stato viene aggredito tutti gli altri stati devono unirsi per aiutarlo. Qui non si parla di un nemico della Francia ma dell'Europa».
Aerei francesi triplicati. Quanto alle azioni militari, in Siria sta per essere inviata anche la portaerei a propulsione nucleare Charles de Gaulle, che resterà nell’area del Mediterraneo orientale per almeno quattro mesi. Partirà da Tolone nei prossimi giorni: col suo invio Francia intende triplicare la sua capacità di offensiva, con 36 aerei da guerra, pareggiando il numero dei mezzi militari schierati dalla Russia a Latakya.
This image made from video released by the French Army Communications Audiovisual office (ECPAD) shows French army jets taking off from a site in Jordan to strike at Islamic State group targets Sunday, Nov. 15, 2015. France launched "massive" air strikes on the Islamic State group's de-facto capital in Syria Sunday night, destroying a jihadi training camp and a munitions dump in the city of Raqqa, where Iraqi intelligence officials say the attacks on Paris were planned. (ECPAD/APTN via AP) THIS IMAGE MAY ONLY BE USED FOR 30 DAYS FROM TIME TRANSMISSION; NO ARCHIVING; NO LICENSING; MANDATORY CREDIT
This image made from video released by the French Army Communications Audiovisual office (ECPAD) shows French army jets taking off from a site in Jordan to strike at Islamic State group targets Sunday, Nov. 15, 2015. France launched "massive" air strikes on the Islamic State group's de-facto capital in Syria Sunday night, destroying a jihadi training camp and a munitions dump in the city of Raqqa, where Iraqi intelligence officials say the attacks on Paris were planned. (ECPAD/APTN via AP) THIS IMAGE MAY ONLY BE USED FOR 30 DAYS FROM TIME TRANSMISSION; NO ARCHIVING; NO LICENSING; MANDATORY CREDIT
A French army officer salutes as French embassy personnel and members of French community sing La Marseillaise, French national anthem, after a minute of silence, with French and European Union flags lowered to half staff in Ankara, Turkey, Monday, Nov. 16, 2015. French police raided more than 150 locations overnight as authorities released the names of two more potential suicide bombers involved in the Paris attacks, one born in Syria, the other a Frenchman wanted as part of a terrorism investigation.(AP Photo/Burhan Ozbilici)
This image made from video released by the French Army Communications Audiovisual office (ECPAD) shows a French army jet taking off from a site in Jordan to strike at Islamic State group targets Sunday, Nov. 15, 2015. France launched "massive" air strikes on the Islamic State group's de-facto capital in Syria Sunday night, destroying a jihadi training camp and a munitions dump in the city of Raqqa, where Iraqi intelligence officials say the attacks on Paris were planned. (ECPAD/APTN via AP) THIS IMAGE MAY ONLY BE USED FOR 30 DAYS FROM TIME TRANSMISSION; NO ARCHIVING; NO LICENSING; MANDATORY CREDIT
Raqqa, una palla di fuoco. L’esito dei bombardamenti è ancora incerto, poiché le reazioni sono ambigue. Da un lato ci sono alcuni esponenti dell’Isis, che, attraverso Bayan, l'emittente radiofonica del Califfato, sostengono che i raid abbiano colpito zone deserte delle aree da loro controllare, senza quindi provocare vittime, come per altro affermato da un comunicato sempre di matrice islamista letto dalla Bbc. Dall'altra, invece, la Francia spiega di aver colpito infrastrutture gestite dallo Stato Islamico facendo diversi danni. A sostenere ciò sono anche alcuni attivisti anti-Isis, presenti proprio a Raqqa: i blitz avrebbero provocato il taglio della fornitura di energia elettrica e di acqua. A essere stati colpiti sarebbero un ospedale, un museo, uno stadio e un edificio politico, obiettivi che hanno innalzato la paura all'interno della città, dalla quale erano già scappate numerose famiglie di miliziani dopo l'inizio dei bombardamenti russi.
[Raqqa]
Coordinamento con gli Usa. Francia e Usa, che coordinano gli attacchi, sostengono che sono stati colpiti i centri di comando, di addestramento e reclutamento dello Stato islamico assieme ad altri obiettivi nevralgici dei jihadisti. I primi attacchi sarebbero stati alle 19.50 e alle 20.25. Una nota del Ministero della Difesa francese sottolinea che «il primo obiettivo distrutto veniva utilizzato dall’Isis come posto di comando, centro di reclutamento dei jihadisti e deposito d’armi e munizioni. Il secondo obiettivo è stato un campo di addestramento terrorista». Il Wall Street Journal ha reso noto che gli Stati Uniti stanno fornendo alla Francia dati di intelligence per ulteriori raid.
Il G20 e la sicurezza. La risposta francese alle stragi di venerdì sera è stata motivata dal ministro degli esteri Laurent Fabius, il quale ha affermato che Parigi ha la «legittimità» per agire contro l'Isis in seguito agli attacchi terroristici. Fabius ha spiegato che la decisione di condurre attacchi aerei in Siria è stata «politica». «Non si può essere attaccati duramente, senza essere presenti ed attivi», ha aggiunto. Una spiegazione arrivata a margine del G20 di Antalya, summit programmato già prima delle stragi di venerdì, ma che dopo quella sera assume ancor più valore, oltre ad aver richiamato nella città turca più di tredicimila agenti.
Intanto Putin e Obama… E proprio in Turchia, mentre la Francia attacca pesantemente in Siria, i presidenti di Russia e Usa hanno avuto un incontro faccia a faccia. Le foto sono eloquenti: Putin e Obama che parlano fitto fitto, gomiti sulle ginocchia, vicino a loro soltanto i traduttori. Eppure, l’accordo è sfumato. Sembrava che il ghiaccio tra i due si fosse rotto, sembravano persino spuntati dei sorrisi sui loro volti mentre si stringevano la mano. Invece, alla fine, niente di fatto. A gelare gli animi ci ha pensato il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, affermando che tra Occidente e Russia c’è una profonda divisione nell’approccio alla lotta contro il terrorismo e per questo «un accordo è impossibile». La discussione, tuttavia, è stata costruttiva: l’imperativo è risolvere la situazione in Siria e, secondo quanto trapelato, Obama e Putin hanno concordato sulla necessità di una transizione politica guidata dai siriani, con negoziati mediati dalle Nazioni Unite tra l’opposizione siriane ed il regime. Esiste quindi la comprensione reciproca della necessità del dialogo, sostiene il Cremlino, ma la base da cui si parte è differente e per questo un’intesa è ancora lontana.